Un fortunato ritrovamento ha permesso, nel 2006, la conoscenza di queste lettere rimaste per decenni dimenticate tra le carte di Georges Canetti, medico autore di studi sulla tubercolosi, a cui nel 1977, sei anni dopo la morte, il fratello Elias dedicherà La lingua salvata. I materiali riguardano in particolare due periodi: il primo, 1933-1938, segnato dalle difficoltà economiche dei coniugi Canetti, dal manifestarsi di alcuni violenti attacchi di nevrosi in Elias e dal lavoro di promozione della sua fama di scrittore (nel 1935, a quattro anni dalla chiusura del manoscritto, viene pubblicata Die Blendung, che dopo la guerra circolerà fuori dalla Germania con il titolo dell'edizione inglese del 1946, Auto da fé). Nel secondo periodo, 1945-1948, cadono le vicende più notevoli e più che negli anni precedenti si delineano il talento epistolare di Veza e la sua funzione di equilibrio sulla psicologia ondivaga e fortemente narcissica del marito. Si leggono con gusto romanzesco i racconti che Veza fa al cognato circa la voracità di un paio di aspiranti scrittrici che avvincono Elias in una rete seduttiva per indurlo a scrivere per loro conto, libri da imporre poi a importanti editori (almeno una di queste amiche, Friedl Benedikt, ebbe peraltro nell'Inghilterra del dopoguerra una discreta fama come autrice di qualità). E si segue con parecchia pena la storia del progressivo disfacimento di Veza, sempre impegnata in una difficile opera di mediazione tra le personalità contrastanti e spesso in aperto conflitto dei due fratelli. Georges è il destinatario di lettere briose e dalla brillante capacità di invenzione, sul cui fondo si intuisce senza fatica il persistere di una mai superata depressione. Esse danno in ogni caso una vivida impressione delle difficoltà e delle tensioni tra le quali, all'indomani della guerra, si ricostituisce una comunicazione culturale tra i vari paesi europei. L'edizione italiana non dispone purtroppo di una cura scientifica autonoma. Anche solo poche pagine di introduzione avrebbero permesso al lettore non specializzato di intendere nella giusta misura la portata di questo rilevante carteggio. Maurizio Pirro
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