Nella Poetica Aristotele definisce la poesia l'attività"più seria e più filosofica" della storia, perché si occupa di fatti"che potrebbero avvenire secondo il verosimile o il necessario" ed espone una visione dell'universale. Quest'idea della poesia come ricerca e raggiungimento della verità è contrapposta a quella di Platone, per il quale tutta la letteratura è menzogna e quindi i poeti vanno banditi dallo stato ideale. Da qui si snoda l'affascinante esplorazione della polemica tra letteratura e verità (cui allude il titolo del volume) sulla quale la cultura occidentale riflette fin dall'antichità. "Dando per scontato che la letteratura sia capace di attingere al vero", Piero Boitani ripercorre in maniera obliqua le tappe del dibattito. partendo dall'identità tra bellezza e verità dei versi finali dell'Ode sopra un'urna greca di John Keats e rileggendo i miti di Leda e le due visioni di Bisanzio nella poesia di W. B. Yeats, nonché le reinterpretazioni di Wallace Stevens e T. S. Eliot. Tra i due poli dell'estasi della prima strofa e dell'equivalenza tra bellezza e verità dell'Ode di Keats si colloca il discorso sul furor poetico che dall'antichità si snoda attraverso il medioevo e il rinascimento per giungere al romanticismo, soffermandosi sulle invocazioni dantesche nella Commedia e sul Boccaccio delle Genealogie. Qui, all'interesse di Dante per la follia dei mistici e, dunque, per una tradizione che nasce nelle Scritture, si contrappone Boccaccio, il quale ne riassume una più antica che trasmette al medioevo latino e al proto-umanesimo le idee greche sulla follia della poesia che domineranno nel rinascimento, quando al furor poetico si aggiungerà la pazzia fisica. L'inchiesta su letteratura e verità è legata all'esperienza della poesia e del tragico: interrogarsi su questo leggendo Pindaro, Shakespeare e Rilke, significa indagare le radici del nostro essere umani, arrivare a comprendere la relazione tra poetica ed etica che schiude il senso del tragico e scoprire una verità profonda che colpisce l'uomo nella carne. Da qui si dipana il filo della riflessione sulla "vecchiaia di Omero"(e la poetica della vecchiezza e dei sentimenti rappresentata nell'Odissea) e sulla figura di Ulisse (incarnazione di verità etiche divergenti, simbolo universale dell'occidente e del sincretismo conflittuale che esso determina). La tradizione del "viaggio dell'anima" che, stabilita da Origene, diviene patrimonio comune del medioevo e, dalla discesa all'Ade delle anime dei Proci nell'Odissea fino a Thomas Mann e a T. S. Eliot attraversa tutta la nostra cultura, costituisce uno dei due modi in cui indagare l'aspirazione del mito a farsi ombra della verità. L'altro è il tentativo di avvicinarsi alla "finzione suprema", mettendo a confronto le idee di Dante e quelle di Shakespeare sulla resurrezione e sulla fede. Il discorso di Salomone in Paradiso XIV e quello di Paolina nel Racconto d'inverno richiamano l'attenzione su un nodo centrale della fede cristiana, sulla speranza nella resurrezione della carne che è radicata negli affetti umani. L'amen "in verità scrive Boitani è quel poco che un'opera di letteratura può fare per aiutarci a rinascere alla vita"e questo è il libro che mette noi lettori sulla buona strada per approssimarci alle verità che la letteratura può offrire. Emilia Di Rocco
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