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Anno edizione: 1995
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Hester Prynne, la protagonista di questo romanzo, è colei che porta la lettera scarlatta. La lettera scarlatta è un odioso e infame segno della manifesta colpa adulterina della donna. Questo simbolo non rappresenta solo il marchio del peccato e la pena da scontare (Hester Prynne è obbligata a portarla per sempre sul petto, tenendola bene in vista). Esso è la cifra di una società. Non è bene fare paragoni tra epoche e luoghi differenti; è utile però evidenziare come l'amarezza di certe vicende lontane nel tempo e nello spazio, siano ancora oggi perfettamente calzanti e attuali, e siano proprie e connotanti di alcuni ambienti della nostra società. È odioso parlare di violenza sulle donne nel XXI secolo del mondo cosiddetto "civile", eppure non si può che prendere atto che il cammino è lungo ancora per l'uomo bianco. Per questo motivo, non si può non pensare alla violenza subita da madri, spose, fidanzate e figlie, quando si leggono le azioni di un uomo come Roger Chillingworth, il quale condanna una donna, con il silenzio opportunista e vigliacco, alla dannazione pubblica in quanto "peccatrice", in quanto depositaria della sua stessa colpa perché donna e quindi fautrice della sua stessa pena. Come si fa a non parlare di femminicidio quando Arthur Dimmesdale, "rispettabilissimo" uomo di chiesa, accompagna Hester Prynne, con la bambina di pochi mesi al seno, al patibolo per il pubblico disprezzo, lui che è complice e padre di quella bambina. Due uomini, due complici di un misfatto nei confronti di una donna, che ha amato e che non ha voluto disonorare due uomini, che hanno scelto – nella codardia – di scrollarsi di dosso una responsabilità grande e bruciante: Arthur Dimmesdale, uomo di chiesa; Roger Chillingworth, uomo di scienza.
Nonostante io ami i vari classici della letteratura, devo ammettere che quest’edizione della “Lettera Scarlatta” non mi sia piaciuta molto. È come se non mi avesse coinvolto abbastanza. La prossima volta proverò a rileggerla in un’altra edizione.
E' un bel libro, si legge con indignazione e tenerezza per un tuffo in una America primordiale piena di puritana ipocrisia. Sulla traduzione ho qualche riserva, troppo leziosa a mio giudizio che appesantisce ulteriormente il già lento fluire del racconto.
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