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Invocazione d’amore, questa di René Char, che rimpiange la “felicità furtiva” di un incontro, sfumato poi nel tempo di un distacco: “Ti voglio bene mentre la pesante lancia della morte va alla deriva nella corrente”. Poeticissime dichiarazioni di dipendenza, fedeltà, nostalgia, insieme ad ammissioni delle proprie manchevolezze: “Potrai tu accettare, contro di te, un uomo così palpitante?”. I due amanti sono immaginati nell’immersione in una natura benevola e protettiva, pronta ad accoglierli, difendendoli dalle ostilità esterne: “Vorrei scivolare in una foresta dove le piante si richiudessero e si stringessero dietro di noi, foresta molte volte centenaria, ma che deve ancora essere seminata”, “Una campanella tintinna sul pendio dei muschi dove ti addormentavi, mio angelo della svolta. Il terreno dei sassolini nani era l’opposto umido del cielo lungo, gli alberi l’opposto di danzatori intrepidi”. Chi li ha divisi, e lei dove si nasconde? “Ho alzato gli occhi alla finestra della tua stanza. Ti sei portata via tutto?”, “Quale momento ostile ti accaparra? La tua persona si affretta, il tuo bacio scompare”, “Ecco di nuovo i gradini del mondo concreto, la prospettiva oscura dove gesticolano sagome di uomini nelle rapine e nella discordia”. Ma l’omaggio alla donna (Tu sei la Continua”) è tenace, fervido, appassionato: “Tu sei piacere, corallo di spasmi”, “Grazie di essere, senza romperti mai, iris, mio fiore di gravità”, “L’aria che sento sempre pronta a mancare alla maggior parte degli esseri, se ti attraversa, ha un’abbondanza e svaghi sfavillanti”. L’esile canzoniere d’amore di René Char trae, se possibile, ancora maggior incanto dalle illustrazioni di Jean Arp e George Braque che lo accompagnano, impreziosendolo.
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