L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La Lettera all’Amazzone costituisce infatti una “risposta” alle emozioni e riflessioni suscitate dalla lettura – avvenuta nell’estate del ’32 – delle Pensées d’une Amazone della Barney. La scrittrice di origini americane non viene mai citata, ma, come viene sottolineato da Serena Vitale nella straordinaria edizione della Lettera presso Guanda (1981): «Non esistono dubbi – numerosi e illuminanti appaiono, infatti, i riferimenti impliciti ed espliciti, talvolta vere e proprie citazioni, alle Pensées della Clifford Barney». La Lettera non è una rivendicazione di coppia o famiglia al femminile. Ciò che stava a cuore a Marina Cvetaeva non era in effetti il concetto sociale, legale (o anche politico). No. Prima di tutto Marina Cvetaeva parla di amore, anzi di “amare”. Ma con il grande struggimento dello scacco finale: nell’amare un uomo, la pena è l’estraneità, il male che si riceve; nell’amare una donna: l’impossibilità di avere un figlio suo, da lei. «Perché» – e in questo punto, in questo momento Marina Cvetaeva sembra addirittura preveggente: «Perché anche se un giorno noi potremo avere un bambino senza di lui, non potremo mai avere un bambino da lei. Una piccola tu da amare». «Gli amanti non hanno figli». Sì, ma muoiono. Tutti. Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, l’Amazzone e Achille, Sigfrido e Brunilde, quegli amanti latenti, in potenza, predestinati alla separazione, disuniti prima ancora di essere uniti, ma che contano (ma uniti in noi per l’eternità). E altri, altri ancora… Non hanno tempo per quel futuro che è il figlio, non hanno figli perché non hanno futuro, non hanno che quel presente fatto del loro amore e la loro morte sempre presente. Muoiono – o è l’amore che muore, muta in amicizia, in maternità: la vecchia Bauci con il suo vecchio figlio Filemone, la vecchia Pulcheria con il suo vecchio figlio Attanasio, coppie tanto mostruose quanto commoventi, incompiute*1, incompiute, inappagate, ma la cui separazione amorosa conta più di ogni unione [...].
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore