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«Mio caro papà, non è molto che mi hai chiesto perché asserisco di aver paura di Te.»
Kafka analizza con toccante sincerità e rimpianto la storia del proprio dissidio con il padre, la cui figura prorompente e vitale non riesce a essere un modello per Franz, prima bambino intimorito, poi ragazzo fragile e sensibile, infine uomo che vive soltanto delle proprie «idee sublimi». La Lettera al padre costituisce perciò un vero e proprio atto di accusa nei confronti di un tipo di educazione che impone le sue regole senza possibilità di appello. Nello stesso tempo, partendo dai dati autobiografici, dilata la figura paterna a dismisura, anticipando nel suo rigore repressivo il carattere di quelle autorità misteriose che determinano il destino dei protagonisti de Il processo e Il castello. Alla Lettera al padre seguono in questo volume altri materiali del lascito kafkiano: Gli otto quaderni in ottavo e le aforistiche Considerazioni sul peccato, il dolore , la speranza e la vera via.
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Credo che il miglior Kafka non vada ricercato nei romanzi o nei racconti, ma nei frammenti, nei diari, nei brevi e fulminanti appunti che compongono i "Quaderni in ottavo" e nelle ridondanti trascrizioni delle "Considerazioni sul peccato". Il miglior Kafka va dunque cercato alla periferia dei suoi stessi testi, nelle zone più marginali della sua opera, ed il presente volume di Oscar Mondadori è probabilmente uno strumento d'elezione per accedere ad una più profonda comprensione dello scrittore boemo, del suo pensiero e dei motivi della sua opera. Tre sono i testi che vengono proposti: la celeberrima "Lettera al padre", mai letta dal destinatario: un'epistola d'una lucidità ed una carica emotiva spietate, tanto che persino l'autore sembra in difficoltà in certi tratti, preferendo tacere alcuni dettagli del suo terribile rapporto con la figura paterna, caricata negli anni di significati simbolici e che ha probabilmente fornito infiniti spunti creativi a Kafka (è impossibile, leggendo la "Lettera", non pensare al racconto "La condanna" o alla "Metamorfosi", tanto per citarne due); vi sono poi i "Quaderni in ottavo", un'eterogenea raccolta di appunti, aforismi, considerazioni, incipit di racconti mai sviluppati che Kafka stese durante la sua permanenza a Zürau per curare la tubercolosi. Le "Considerazioni sul peccato", o almeno così intitolate da Max Brod, chiudono il volume : una serie di aforismi numerati, trascrizioni letterali o con leggere modifiche di passi dei "Quaderni" scelti dallo stesso autore. Si tratta di un testo di difficile interpretazione, intriso di una filosofia che tende a sconfinare nella teologia quando non nel misticismo. I testi proposti in questa silloge sono probabilmente i più enigmatici e stimolanti tra i lavori di Kafka, sebbene siano completamente apprezzabili più che altro come complemento alle opere maggiori, ragion per cui ne consiglio la lettura solo dopo aver metabolizzato almeno tutti i romanzi e racconti principali.
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