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Leonardo Da Vinci. Un intellettuale cinese nel Rinascimento italiano - Angelo Paratico - copertina
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Leonardo Da Vinci. Un intellettuale cinese nel Rinascimento italiano
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Leonardo Da Vinci. Un intellettuale cinese nel Rinascimento italiano - Angelo Paratico - copertina
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Descrizione


C'è un ritratto a olio di Leonardo alla National Gallery di Washington, conosciuto come "Ginevra de' Benci", nel quale, per una serie di ragioni, la cupa signora che fissa sofferente l'osservatore non può essere la diciottenne Ginevra, imminente sposa e conosciuta in tutta Firenze per la sua rinomata bellezza. I conoscitori di Leonardo sanno che i tratti del viso di questa donna sono molto simili a quelli dell'unico autoritratto conosciuto dell'autore, visibile nella "Adorazione dei Magi". La "Ginevra de' Benci" del quadro non può che essere Caterina, la madre cinese di Leonardo, l'unica donna che egli abbia mai amato. La vita di Leonardo da Vinci rimane un enigma, nonostante i documenti emersi dagli archivi antichi e le migliaia di pagine dei suoi quaderni personali. Egli nacque fuori dal matrimonio, e non voluto, frutto di un incontro casuale tra un notaio della repubblica fiorentina, ser Piero da Vinci, e una schiava domestica cinese, la quale serviva in casa di un cliente del padre di Leonardo, un tale Ser Vanni. Il notaio fece subito allontanare Caterina da Firenze, e la portò a partorire a Vinci, quindi la diede in sposa a un suo umile tuttofare, detto l'Accattabriga. Caterina era solo una bambina quando fu catturata dai predoni mongoli e poi venduta in un mercato di schiavi a Venezia. A quel tempo, gli schiavi orientali erano del tutto comuni in Toscana, al contrario di quanto si ritiene oggi. Ginevra Datini, la figlia del mercante per eccellenza del rinascimento Francesco Datini, nacque anch'essa da una schiava tartara, di nome Lucia, che lavorava nella casa del ricco mercante. Questo fatto sorprendente non sarebbe mai venuto alla luce senza il ritrovamento fortuito, nel 19° secolo, di un vero e proprio tesoro di lettere e libri contabili nascosti in una partizione segreta nel suo palazzo di Prato. Ma vi sono decine di altri indizi e di prove che confermano le radici orientali di Leonardo. Egli era mancino, aveva l'abitudine di iniziare i suoi quaderni dall'ultima pagina, era un vegetariano, aveva una visione quasi buddista del mondo; i suoi dipinti mostrano paesaggi che sono chiaramente derivati da pittori cinesi vissuti secoli prima. Quello alle spalle della Gioconda è tipicamente cinese, e Monna Lisa non ha le sopracciglia, proprio come le schiave cinesi descritte in Italia all'epoca.
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Dettagli

2017
3 maggio 2017
LVI-296 p., ill. , Brossura
9788895288734

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Un curioso libro scritto da Angelo Paratico, da 35 anni residente a Hong Kong e che fu pubblicato in lingua inglese nel 2015 - provocando una tempesta mediatica in tutto il mondo - è stato ora tradotta e pubblicata in italiano dalla Gingko Editore di Bologna. Il suo titolo è: Leonardo Da Vinci. Un intellettuale cinese nel Rinascimento italiano, con documenti che illuminano la vita di sua madre, la misteriosa Caterina. La prefazione è del giornalista, scrittore e critico d’arte, Salvatore Giannella. Si tratta di un'eccentrica biografia dedicata a Leonardo e alle sue evidenti influenze orientali, sia a livello artistico che etnico. Vi si discute, documenti alla mano, del capitolo della importazione di schiave mongole, un fenomeno diffusissimo in Italia prima della caduta di Costantinopoli del 1453, eppure rimosso dalla nostra coscienza. Vi si ridefinisce l'immagine di suo padre, Ser Pietro Da Vinci, presentato come un mascalzone e un predatore sessuale che abbandonò il figlio al proprio destino, lasciando che venisse sessualmente abusato dal patrigno, l'Accattabriga, che impalmò la madre di Leonardo, subito dopo che ella ebbe messo al mondo Leonardo. La madre di Leonardo morì a Milano nelle braccia del figlio e vi fu sepolta in uno dei tanti cimiteri estinti della città, forse in prossimità del Fopponino di Porta Vercellina. Questa Caterina fu una schiava tartara o addirittura cinese come suggerisce l’autore? A quel tempo la distinzione fra Tartaria e Cina era tenue, essendo stata sino al 1368 posta sotto al dominio dei Khan mongoli. È dunque possibile che la tesi di Paratico non sia campata in aria e dopo aver letto questo libro sarà difficile non prenderla seriamente in considerazione.

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