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Con la logistica tedesca sempre più usurata da inverno e lunghezza delle linee di rifornimento, da un lato, e la crescente incisività dei rinforzi russi dagli Urali, dall'altro, era inevitabile che una guerra di attrito a Stalingrado finisse con la vittoria dei secondi nel medio termine. Apparentemente più incredibile risulta invece l'incapacità dell'esercito tedesco di espugnare l'altra citta-simbolo del "nemico slavo" , ossia Leningrado, cinta d'assedio fin dai primi mesi dell'operazione Barbarossa, quando ancora i mezzi e la disponibilità di fuoco della Wermacht funzionavano al massimo, eppure mai conquistata. Certamente i mille celebrati episodi di eroismo degli assediati (dai civili alla truppa), uniti al fervore patriottico della propaganda, aveva reso la città ben più impenetrabile di quanto il comando tedesco potesse pensare. A differenza della lontana Stalingrado, peraltro, Leningrado era a pochi chilometri dai confini germanici della Prussia Orientale o dell'Estonia, e rimase sotto assedio per anni. Con grande attenzione ai particolari e con una precisa ricostruzione sia discorsiva sia grafica (tabelle, immagini, mappe, ecc.), il volume dispiega dunque tutte le fasi della lunga vicenda, segnalando gli errori degli assedianti e le prodezze ingegnose degli assediati nel resistere per tanto tempo pur a così caro prezzo. La considerazione finale che se ne trae è che la Germania - così come nella Battaglia d'Inghilterra - s'ingannò nel ritenere che, continuando a bombardare incessantemente a distanza sia la popolazione civile sia la guarigione militare, si potesse addivenire alla resa spontanea: in entrambi i casi, infatti, il patriottismo russo ed inglese venne al contrario spronato a resistere ad oltranza.
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