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Anno edizione: 2003
Anno edizione: 2005
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Nel 275 d. C. l’impero romano inizia a mostrare la sua decadenza con imperatori che durano dall’alba al tramonto e con i confini che diventano permeabili alle frequenti e rovinose incursioni dei barbari. Anche lungo il Reno la situazione è in ebollizione e una grande coalizione di tribù germaniche si appresta a invadere la Gallia; le forze romane sono decisamente poche e insufficienti, ma occorre resistere nell’attesa di un auspicato, anche se incerto e lontano soccorso da Roma. Incaricata di questa impresa quasi disperata è la XXII legione, quella agli ordini del legato Valerio Metronio. Così, su un palcoscenico di terrore e di sangue si sviluppano le vicende di tanti protagonisti, delle loro esistenze, dei loro amori, uomini e donne che in gran parte ritroveremo negli altri due romanzi della trilogia, di cui Il legato romano è il primo. Si potrebbe dire che con questo volume Guido Cervo ha inteso effettuare la presentazione dei suoi personaggi, tutti di fantasia, benchè si muovano in un’ottica storica in cui gli imperatori e le grandi battaglie sono esistiti veramente. C’era il rischio di scrivere una lunga carellata di nomi con le loro caratteristiche, ma per fortuna l’autore li presenta di volta in volta nell’ambito di una narrazione in cui diventano protagonisti di eventi. Così facciamo conoscenza già all’inizio di Valerio Metronio quando le sue truppe assaltano Ildivasio, un grosso villaggio dei barbari Suardoni, in cui si è rifugiato Arbogaste, il capo della bellicosa tribù; nella circostanza il legato nota fra le prigioniere una donna di rara bellezza, Idalin, di cui si invaghisce; via via salgono sul palcoscenico altri personaggi, romani e barbari, brava gente e pessimi soggetti, capi militari e capi civili, tutti attenti a recitare la loro parte con abilità e accortezza, senza predominare e mettere in ombra chi li ha preceduti o li seguirà.
Sono da sempre un "fan" di Cervo, fin dai tempi di questo suo primo romanzo, che mi conquistò completamente. E' un racconto magnificamente concepito, soffuso di un'atmosfera particolare e palpitante di vita, con un'ambientazione curatissima e personaggi credibili, che non si dimenticano. Il "Tiranno"? Ma per carità! Con quei personaggi appena abbozzati che ruotano attorno al roccioso protagonista come sagome di cartone; se poi parliamo di battaglie, io l'ho trovato piatto e manualistico : "l'ala destra avanzò, la sinistra arretrò", olè! Con generali che prevedono in anticipo in ogni dettaglio tutto intero l'andamento dello scontro! Tanto varrebbe allora leggersi le battaglie in uno qualunque dei molti manuali esistenti, magari pescando nei bei saggi di Frediani. Il fatto che l'editore del "Legato" abbia preannunciato al lettore la "seconda puntata" non è certo elegante, e sorprese anche me, ma mi scandalizza molto meno del pianificato strombazzamento che si fa attorno a Manfredi. Probabilmente questo non è il miglior romanzo di Cervo, ma di sicuro è stato un romanzo innovativo, una ventata d'aria fresca nel mediocre panorama della narrativa di storia e avventura in Italia. Per me merita almeno 4 punti,
non condivido assolutamente i giudizi positivi su questo libro. Le scene di battaglia sono descritte troppo minuziosamente? beh leggetevi Le Porte di fuoco di S.Pressfield o il Tiranno o L'ultima Legione di V. M. Manfredi e poi mi direte che significa descrivere e sopprattutto far vivere al lettore le scene di battaglia. Trovo assurdo che si arrivi alla fine e il romanzo non termini, ma bensi si rimandi con un chiaro intento commerciale all' opera narrativa successiva ( la Legione Invincibile) per " sapere come va a finire". Ribadisco il mio giudizio negativo, anche se ho gia' acquistato dello stesso scrittore i romanzi il Segno di Attila e l'acquila sul Nilo.Sono pertanto pronto a ricredermi su Guido Cervo.
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