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La seconda edizione de La Lega del vento divino, inizialmente edita nel 1980 dalle defunte Edizioni Barbarossa, è stata pubblicata in occasione del cinquantesimo anniversario del suicidio rituale di Yukio Mishima. Lo scrittore giapponese, sotto lo pseudonimo di Tsunamori Yamao, scrisse questo romanzo storico di eventi effettivamente accaduti forse nell’Ottocento. La “Lega” di cui si parla nel libro non è altro che un sodalizio militare e spirituale di camerati, ispirati dalle gesta degli antichi samurai, le cui azioni sono rivolte contro il governo. Come è noto, Mishima fuse la sua attività d’intellettuale con quella di uomo d’azione che, con una dura e costante pratica fisica, lo portò ad incarnarsi con la figura del guerriero della Tradizione nipponica. Inorridito da una concezione puramente cerebrale dello scrittore e del pensatore, egli attraverso le attività sportive, lo teorizzò nella “via della spada”, della bellezza dell’azione, volta verso un’ascesi della condizione umana paragonabile per certi versi a quella che Julius Evola fece con l’alpinismo. Il volume, rispetto alla prima edizione, è notevolmente accresciuto da una serie di introduzioni e appendici, rivolte a inquadrare meglio il percorso mishimiano dalla plurimillenaria Tradizione del Sol Levante, eroica ed antimaterialistica, verso quello dell’odierna pseudociviltà generata dal mondo post-moderno. Nell’appendice a cura di Omar Vecchio, ad esempio, lo scomparso collaboratore della rivista “Orion”, scrive come frase iniziale: «E’ stato Mishima che mi ha spinto a fare del paracadutismo.», e questo incipit lapidario ma significativo, è la cifra di come molte persone che si rifacciano a una visione nazional-rivoluzionaria non solo della politica, ma anche della vita quotidiana, siano pronte a mettere in gioco le loro certezze borghesi e sperimentarsi, con coraggio e determinazione, nell’esplorare la propria interiorità. L’oltreuomo nietzscheano ha nel segno di Yukio Mishima la sua più completa attuazione
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