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A chi segue la letteratura sulle strutture evolutive dell'intermediazione giornalistica - in un sistema mediatico dove i cambiamenti nei modi e nelle forme dei processi della comunicazione si riflettono nei mutamenti della definizione della realtà - sarà di utile orientamento, sebbene non sia propriamente un'indagine sul fare informazione, anche l'approccio testuale di questa raccolta di saggi semiotici. Pur nella limitatezza e nella non sistematicità di selezione del corpus, questo libro svela infatti nella sua concretezza d'analisi non poco di quella deriva del giornalismo moderno che, prediligendo l'efficacia soggettiva di una storia, la sua realtà emotiva, fa coincidere l'evento con la sua rappresentazione.
La trattazione si articola in cinque casi di studio, esempi attinti dal giornalismo stampato e televisivo (dal "giallo" di Cogne al reality show delle Twin Towers attraverso il frastornato breaking news della Cnn o l'urlo di rabbia e d'orgoglio di Fallaci), ma anche dalle immagini di una più generale cultura mediatica (dai valori e ordini simbolici allestiti dalla raffigurazione della nuova leadership islamica fino al modello agiografico-cristologico dell'iconologia berlusconiana).
Gli strumenti metodologici della sociosemiotica come della semantica testuale, e la riflessione sulle strategie di enunciazione come del discorso cognitivo permettono un'approfondita disamina delle procedure di organizzazione sincretica e di comunicazione del testo giornalistico, smontandone i meccanismi di costruzione del senso e della credibilità. Malgrado alcuni passaggi specialistici dettati dalla natura essenzialmente analitica del libro, un glossarietto finale, esemplificativo delle principali formulazioni teoriche, rende agevole la lettura anche al neofita della disciplina.
Dalle dettagliate e puntuali analisi testuali emerge come il dire giornalistico sia essenzialmente un dire per essere creduti, che opta per un fare persuasivo e interpretativo prima che informativo, in virtù di un'implicita relazione fiduciaria con il proprio pubblico, essenziale affinché si instaurino la credenza e la persuasione all'interno di una dimensione intersoggettiva e negoziale del sapere. Nella mediazione tra pensiero e linguaggio, tra la conoscenza e i suoi oggetti, l'efficacia si sostituisce così alla verità, coinvolgendo anche l'asse valoriale della comunicazione.
Le fonti di informazione si impegnano in una strategia di enunciazione complessa, che favorisce l'integrazione e la sovrapposizione di regimi discorsivi e generi diversi, in cui una costante costruzione dei personaggi (sempre più round characters, personaggi "a tutto tondo", costrutti aperti suscettibili d'essere caratterizzati, a seconda delle opportunità e delle circostanze, nei contesti più disparati) si appoggia, nell'amplificazione dell'effetto di realtà, a stereotipie narrative che agiscono da fattore di verosimiglianza e realismo. Le operazioni testuali e comunicative sono poi spesso incentrate su fattori emotivi, cedendo a un'estenuata topica del sentimento.
La pervasività strutturale della passione verbalizzata, inscritta nelle rappresentazioni testuali e sceneggiata, è in grado di erodere la coerenza logico-razionale del testo, dando forza ed energia al globale processo comunicativo con forme espressive ancora più efficaci ai fini del coinvolgimento emotivo del pubblico. Al di là dell'elaborazione di un progetto sul piano cognitivo (quello del voler sapere, capire, approfondire), di una costruzione logica e coerente dell'argomentazione, infatti, è più che evidente che la creazione della notizia segue ormai un processo di patemizzazione, che rende drammaticamente subalterno il discorso informativo.
R. Giaccari
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