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Lavoro, merce, desiderio: questi tre termini traducono due fenomeni epocali e ancora ineludibili del Novecento, l’uno appartenente alla sua genealogia speculativa, l’altro a quella economicopolitica. Se infatti in Occidente la straordinaria crescita del capitalismo post-fordista e post-taylorista, nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, ha portato ad una radicale metamorfosi della ‘struttura’ marxiana del lavoro ed alla comparsa di nuove forme di produzione e consumo delle merci, negli stessi decenni l’incontro-scontro del marxismo con la psicoanalisi freudiana e post-freudiana ha fornito all’analisi sociologica classica, incentrata sui rapporti di produzione e sulla sovrastruttura ideologica, la dimensione della profondità: nella teoria sociale ha fatto il suo ingresso l’inconscio e, con esso, il desiderio. A partire da due lezioni di Deleuze coeve alla pubblicazione dell’Anti-Edipo (1972), gli interventi qui raccolti s’interrogano sulle recenti trasformazioni del lavoro, sulla sua immateriale materialità in una società ancora segnata dall’esperienza dell’alienazione e inconsciamente, infantilmente legata al desiderio della merce. In una sorta di autoanalisi collettiva, essi pongono a diversi autori (da Adorno a Marcuse, da Castoriadis a Baudrillard, da Foucault a Simone Weil), e in diverse prospettive ermeneutiche, il medesimo problema psicopolitico: l’inoltrepassabilità storica del capitalismo, sulla soglia tra il ventesimo e il ventunesimo secolo.
Testi di Gilles Deleuze, Ferruccio Andolfi, Gianvito Brindisi, Fabio Ciaramelli, Vincenzo Cuomo, Eleonora de Conciliis, Leonardo V. Distaso, Roberto Finelli, Aldo Meccariello, Gabriele Miniagio. Immagini di Gabriele Di Matteo, Meri Gorni, Domenico Antonio Mancini, Vito Pace, Angelo Ricciardi, Anton Roca.
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