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Antonioli raccoglie in questo libro alcuni suoi contributi dedicati all'esame delle radici della rappresentanza operaia e accomunati dall'intento di riscoprire il rilievo realmente avuto dalla componente legata al mondo dei mestieri nel sindacalismo italiano fra l'ultimo decennio dell'Ottocento e l'età giolittiana. È da ricordare sostiene l'autore che la costruzione della solidarietà ha non solo motivazioni politiche ma passa anche "attraverso l'affermazione di identità collettive che muovono dal primo elementare tessuto connettivo quello della contiguità professionale"; aspetto questo scarsamente illuminato dalla storiografia del movimento sindacale che ha in genere assunto come centrale la dimensione confederale quale espressione primaria di una tensione solidaristica del mondo del lavoro. In questo senso particolare menzione meritano i primi due saggi dedicati ad altrettante questioni nodali. Il primo esamina le commissioni interne. Considerate dai lavoratori lo strumento più adatto a esprimere le proprie esigenze e dalle organizzazioni operaie una propria proiezione all'interno dei luoghi di lavoro furono anche viste dagli industriali quando non ne negavano la legittimità come lo strumento che avrebbe potuto consentire di stabilire con chiarezza e rigidità vincoli e limitazioni alle pratiche vertenziali e rivendicative. Il secondo saggio affronta invece il passaggio in Italia dal sindacato di mestiere nel quale l'appartenenza era determinata dal possesso di una specifica qualifica professionale al sindacato d'industria modellato sui settori produttivi. Si trattò di un'evoluzione complessa e contrastata determinata da fattori oggettivi (i mutamenti prodottisi nel sistema economico e nel mercato del lavoro) ma anche come sottolinea Antonioli da fattori politici e ideologici.
Alessio Gagliardi
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