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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2018
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Indice
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Il famoso sociologo Domenico De Masi in questo testo lancia sicuramente una provocazione ma al contempo propone un nuovo modello di convivenza e di sviluppo socio-occupazionale. De Masi inizia col soffermarsi sull'esercito di giovani disoccupati e precari che vanno via via aumentando nell'odierna società post-industriale. Infatti, al notevole aumento di laureati non è corrisposto un proporzionale incremento di posti di lavoro, anzi la meccanizzazione e il progresso tecnologico hanno ridotto moltissimo le possibilità lavorative in quanto ad esempio la sola invenzione del sistema Bancomat ha reso inutile l'esistenza di innumerevoli cassieri. Dunque, De Masi invita l'esercito di disoccupati a non soccombere, a non mettersi in condizione di elemosinare un lavoro per giunta sotto-pagato, bensì auspica l'avvento di una strategia di riscatto. Ovvero, bisognerebbe organizzarsi in modo da lavorare gratis, e studiando nuovi criteri di sviluppo si potrebbe giungere a creare una generazione di persone che, libere dall'ossessione del lavoro a tutti i costi, si porrebbero al comando di un vero e proprio riscatto sociale. L'obiettivo è utopistico sicuramente, ma De Masi ci ha abituati a proposte che fanno riflettere e discutere.
Recensioni
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Disoccupati di tutto il mondo, unitevi
È un atto di accusa, fondato sul compendio della storia della disoccupazione attraverso i secoli (e i millenni). Domenico De Masi scrive come parla. Affabulatore abile e informato, il virtuosismo della sua narrazione rende la lettura fluida, malgrado l’accavallarsi di dati, citazioni, stringate analisi del pensiero di autori monumentali, come Keynes, o dei socialisti utopistici (Fourier, Owen, Saint-Simon). La descrizione dettagliata dei meccanismi che attualmente provocano la distruzione progressiva di posti di lavoro è inframezzata da sintesi a volte illuminanti - «il profitto va perseguito e corteggiato, mai nominato; così pure non vanno mai nominate le classi (che non esistono più), la lotta di classe (estinta per sempre), la rivoluzione (sconfitta dalle riforme), lo sfruttamento (assorbito dalla crisi generale), i padroni (che sono la buona «parte viva» del Paese”)» -, altre volte inclini a forzature. È indiscutibile che «l’economia prende il sopravvento sulla politica, la finanza prende il sopravvento sull’economia», ma subito dopo affermare che «le agenzie di rating prendono il sopravvento sulla finanza» assomiglia a una triplo salto carpiato concluso da una rovinosa caduta.
Un’opera ricca di stimoli e con qualche proposta innovativa, ma alla fine incompleta, certamente non per mancanza di spazio. D’altronde, che per una teoria compiuta non siano necessarie le 256 pagine di questo testo, lo dimostra un autore che, nel profluvio di citazioni, De Masi non menziona mai. A Piero Sraffa sono bastate le 112 pagine di Production of Commodities by Means of Commodities, per offrirci una pietra miliare nella storia del pensiero economico, al cui interno introduce il principio di indeterminazione: non è possibile individuare una legge che determini simultaneamente il salario e il saggio del profitto.
Recensione di G. B. Zorzoli.
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