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Pietro Trapassi, l'autore di “Laura Lanza - La Baronessa di Carini" tenta di far luce questa volta sulla tragica storia della sfortunata giovane di Carini, con un avvincente racconto storico che diventa narrazione di una forte passione, che saprà ammaliare il lettore alla ricerca di una vicenda unica, ambientata in Sicilia in pieno Rinascimento, conosciuta come il primo “femminicidio”. Con grande acribia storica, Trapassi compie, infatti, le sue ricerche d’archivio che lo porteranno a sviluppare il nucleo narrativo, ma lo spunto principale gli arriva dai ricordi della sua adolescenza, quando guardava il misterioso Castello di Carini: tante volte gli avevano raccontato che proprio lì, su una roccia, rimase impressa la mano insanguinata della povera Laura. Comincia così a snocciolarsi una bella storia d’amore e d’onore… La primogenita di Cesare Lanza, barone di Trabia, è purtroppo il mezzo per fare aumentare il prestigio del casato: occorre uno sposo, almeno di pari grado nobiliare. L’autorità paterna la spunta sulla scelta, che cade su Vincenzo, il figlio dei baroni di Carini. Ma Laura ama Ludovico Venagallo: i due devono tacitare i loro sentimenti e diventano amanti. Scoperta la relazione, il marito Vincenzo riesce a fare intervenire don Cesare per avere soddisfazione del tradimento della moglie. La storia ci consegna, infatti, l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563, conservato nell’archivio della Chiesa Madre di Carini, insieme a quello di Ludovico. Soltanto il tocco sorprendente dell’autore, che segue tutto il libro con leggiadria e tenerezza, esplode nel finale - travolgente e originale, già anticipato in copertina - riuscirà a squarciare le tenebre dell’odio.
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