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Ho comperato il libro perchè la trama sembrava avvincencente, invece... che delusione! Noioso,i due protagonisti si fanno un sacco di inutili paranoie e per di più la storia spionistica è poco chiara.
Delusione. La parte intimistica, del libro, è appena abbozzata, scontata e la storia spionistica è irreliastica, quasi incomprensibile e troppo superficiale. Speravo in qualcosa di più di una storia che ha una trama abbastanza scontata e che comincia con la fine. Devo dire che l'ho comprato per la copertina e ben mi sta !!!!
Recensioni
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Nella prima pagina di questo romanzo apprendiamo che Laura Bahía, ventottenne cubana residente a Madrid nei giorni in cui sta per iniziare la guerra in Irak, muore uscendo di casa colpita da una pallottola, alle otto del mattino. Una disgrazia, un omicidio, un suicidio? La donna era agente dei servizi cubani, attiva in una rete che negozia con la stazione locale della Cia la consegna di informazioni su un gruppo di dissidenti. In realtà si tratta di una trappola per ottenere denaro destinato a comprare una partita di computer e rompere l'embargo che grava sull'isola. Laura era stata incaricata di prendere contatto con un funzionario dell'ambasciata americana in Spagna, Phillip Hull, il quale a sua volta cerca con questa operazione di corrompere gli agenti cubani.
Detta così sembra una normale storia di spionaggio, ma presto la narrazione delle ultime settimane di vita della protagonista mette a fuoco le intenzioni ben più ambiziose di Belén Gopegui, una scrittrice che si allontana decisamente dalle evanescenti tendenze che predominano nella nuova narrativa ispanica. Anche se le premesse appaiono un po' prevedibili: Laura e il diplomatico-spia americano provano una irresistibile attrazione fisica reciproca e rischiano di perdersi in un corpo a corpo che non può che essere ambiguo e sul filo dell'abisso. Il quasi sessantenne Hull, ormai scettico in materia politica e sentimentale, vede in lei l'ultima opportunità dell'amore e fantastica di lasciar perdere tutto il resto, persino la carriera, ma in fondo è vittima delle leggi ferree del suo mestiere. Laura, da parte sua, non sembra disposta alla fuga d'amore e, pur fra mille dubbi sul futuro del socialismo, nel profondo resta fedele alla causa. Un amore impossibile, quindi, e una ricerca di radici nelle convinzioni politiche e nella speranza di un mondo migliore. Laura pensa: "Era la consapevolezza che se non accadeva qualcosa di politico, anche la cosa più splendida, magnifica, opportuna, meritevole, ottenuta grazie a un colpo di fortuna o a prezzo di una grande fatica, sarebbe stata toccata dalla meschinità, nessun desiderio sarebbe stato esente da corruzione, piccola o grande, dal risarcimento pieno di rancore, dalla menzogna".
Questo libro ha sollevato un grande polverone in Spagna perché si sottrae alla parola d'ordine di denigrare Cuba sempre e comunque. Si potrebbe assemblare un grosso dossier di articoli e interviste di scrittori cubani in esilio e di intellettuali spagnoli che hanno attaccato con virulenza Gopegui, accusandola di complicità con la dittatura castrista. Il lato freddo del cuscino contiene infatti, oltre a una storia passionale inseparabile dal mondo concreto in cui vivono i protagonisti, un'appassionata riflessione politica sulla crisi degli individui in un mondo dominato dal caos del consumo materiale e dalla povertà e incertezza che attanaglia una frangia crescente della popolazione dei paesi occidentali.
Ma il "caso Gopegui" non sarebbe scoppiato se alla presunta scorrettezza politica del suo romanzo non si accompagnasse una notevole qualità di scrittura, già dimostrata nelle opere precedenti (in particolare Lo Real , un romanzo cui la critica assegna un posto privilegiato nella narrativa spagnola contemporanea). Se la polemica si è concentrata sul preteso schierarsi dell'autrice con il governo cubano, i critici letterari - fra cui quelli di "El Pais", un giornale che certamente non risparmia malevolenze contro quella che una volta veniva chiamata "cultura rivoluzionaria" - non hanno potuto non riconoscere lo spessore del romanzo e i meriti di Gopegui.
Il concetto fondamentale che pervade il libro - che nella poetica postmoderna non può trovare spazio - è quello del tradimento. Il tradimento delle persone e delle idee. La sconfitta della sinistra in Occidente alimenta negli sconfitti una profonda rimozione e il desiderio di non essere stati ciò che si è stati, uno slittamento disperato del senso della propria vita, cosa diversa dalla negazione del passato, poiché negli individui il passato non è un materiale facilmente manipolabile. Chi invece convivendo con la propria storia è cosciente dell'impasse e delle contraddizioni del presente, non può non chiedersi come uscirne senza semplicistiche negazioni. La tragica figura di Laura Bahia si muove con lucidità in questo spazio di dubbio e nel contempo di consapevolezza di non poter tradire (esplicitata anche nelle sue lettere a un imprecisato "direttore di giornale"). Gopegui semina però anche nei lettori il dubbio sulle circostanze della morte della protagonista: ingenuità imperdonabile? Volontaria accettazione di una fine che mette fine a dubbi e lacerazioni?
Personaggio tutt'altro che settario e pieno di certezze, Laura Bahia confessa anzi la sua impotenza quando, nell'ultima lettera, scrive: "Quelli che resistono trovano frammenti di questo bene collettivo, io ormai non più. Non so come immaginare la mia vita; ecco qui la mia incapacità. Ho pensato che il diplomatico fosse coraggioso e che mi avrebbe difeso come forse io, pur priva di aura leggendaria, avrei fatto con lui. Ma perché dobbiamo proteggerci, perché siamo costretti a difenderci?". Gopegui affida significativamente la conclusione a Orellán, un vecchio scrittore spagnolo, amico dei cubani e di Laura, che nella finzione è l'autore del romanzo: "Le storie hanno bisogno di un finale, allora Orellán capì che non sarebbero stati né lui né Laura Bahia a chiudere il romanzo. Capì che il finale era altrove, fuori dal romanzo e dentro al mondo".
Jaime Riera Rehren
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