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Quale può essere il lascito intellettuale di un filosofo dai poliedrici interessi quale è stato Michel Foucault? Se è vero, infatti, come amava dire lo stesso Foucault, che un autore scompare nella propria opera, nel suo caso ci si trova di fronte a diverse direttrici, che tuttavia convergono a indagare l'ambito delle pratiche attraverso cui, a partire dalla modernità, si è costituito il soggetto, la sua "opera", la sua esigenza di ordine, di controllo, di inclusione e di esclusione di alcune modalità di esistenza piuttosto che di altre. Un'indagine proficua, che ha permesso a studiosi di generazioni differenti di confrontarsi con metodo genealogico su quelle che sono le trasformazioni sociali, politiche e culturali della contemporaneità. Il volume di Panella e Spena mette in rilievo due aspetti peculiari della ricerca e del "lascito" foucaultiano, quello della pratica letteraria e quello legato all'esperienza filosofica in senso ampio, così come la intendeva il pensatore francese. Temi quali la morte dell'autore, la trasgressione, filtrati attraverso autori come Sade, Bataille, Blanchot, Klossowski e Artaud veri e propri "maestri" per ammissione dello stesso Foucault , o l'esperienza della follia, declinata attraverso le creazioni letterarie di Erasmo da Rotterdam e Miguel de Cervantes, rappresentano il crinale attraverso cui Foucault curva il senso della critica letteraria o della funzione-autore. Infatti, per Foucault, "è la scrittura afferma Panella che produce il suo autore e non viceversa". D'altro canto, nella seconda parte del volume, Spena mette in evidenza come la ricerca foucaultiana sugli statuti di costitutività del soggetto porti inevitabilmente alla definizione dell'etica come cura di sé, come cioè necessità di una scelta che, nonostante tutte le contraddizioni e la precarietà che attraversano l'individuo, si pone come cogente. "L'etica della cura di sé scrive Spena in una tra le pagine più acute del volume è scelta: si sceglie di trasformarsi, lo si fa con determinazione consapevoli che ne va della nostra esistenza, dell'intera nostra vita".
Gianluca Giachery
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