Lanny

Di originale questo libro non ha proprio nulla, tantomeno il tipo di scrittura ed impaginazione (vedasi ad esempio il bellissimo “Casa di foglie” di Danielewski del 2000). Non mi ha suscitato alcuna emozione, ma solo noia e delusione per le aspettative che avevo.

Mi sono innamorato della scrittura di Porter con questo libro. L'ho trovato poetico, originale, profondo. Da leggere in assoluto stato di grazia per apprezzarlo.

Lanny è un bambino strano, canticchia sempre tra se cose incomprensibili e dice frasi Marzulliane non adatte ad un ragazzino. Scrive bigliettini che sembrano poesie animistiche, fa amicizia col vecchio Pete il Pazzo. Non c’è nessuna rassicurante bambinità in lui, è un elfetto incompreso anche dai genitori. Questo è Lanny. Che un giorno sparisce. Non abbiamo tra le mani un thriller ma un oggettino grazioso e magico, che non solo con il significato delle sue parole stampate ci ipnotizza, lo fa anche con la loro forma, riportata come voci che si sovrappongono e si sparpagliano sul foglio in onde, quasi fossero quelle sonore, che riproducono il caos polifonico degli abitanti del paese. Ma attenzione, l’oggettino è grazioso ma ansiogeno fin dalle prime pagine. E sorprendente fino alla fine.