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Anno edizione: 2018
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Quando un libro ti tiene incollata alle pagine in un periodo nero in cui non si ha nemmeno tempo per respirare significa che ha fatto bene il suo lavoro e per me Clifford con questo romanzo ci è riuscito alla grande. L'ho divorato in appena tre giorni e mi è piaciuto molto nonostante non sia il mio genere. Jay è un uomo scontento della sua vita, con un matrimonio fallito alle spalle e un figlio piccolo che adora ma dinanzi al quale non si sente mai davvero all'altezza, ma soprattutto ha un fratello, Chris, ormai divorato dalla droga. Il romanzo di presenta come una sorta di noir, ma in realtà i misteri che si trovano in queste pagine servono a parlare del rapporto tra questi due fratelli, sviscerato dalla scrittore sin nelle sue parti più torbide e dolorose ed è la cosa che in assoluto ho preferito. C'è tanto di autobiografico in queste pagine e forse proprio per questo riesce ad addentrarsi nei pensieri di questi due fratelli con enorme abilità, evidenziando luci e ombre di un rapporto tanto forte quanto complesso. Consigliatissimo soprattutto se si è in un momento di stress, perchè vi saprà intrattenere nel migliore dei modi!
Recensioni
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Lamentation. Ovvero: le canzoni che non potevo sentire
La narrativa di genere – genere noir o hard-boiled, in questo caso – ha degli ingredienti, come una torta: il delitto, la caccia al colpevole, i luoghi loschi, la polizia, il male che contamina il bene, l’amore tormentato. La ricetta di genere ha un che di rassicurante. Questi ingredienti devi trovarli tutti, da lettore, prima che la tua lettura possa dirsi completa; devi inserirli tutti, da scrittore, se vuoi che la tua storia abbia un senso.
Se tutte le storie di genere – e tutte le torte – fossero solo delle combinazioni di ingredienti, tuttavia, vivremmo una vita da lettori piuttosto misera: non faremmo altro che leggere lo stesso racconto, dosando in egual misura le nostre reazioni di sorpresa, sdegno, partecipazione o semplicemente suspense.
In ogni storia che si rispetti, anche quella di genere, la vera storia la fanno i dettagli. E in questa intitolata Lamentation i dettagli sono decisamente intriganti. Inizia tutto quando Jay, il protagonista, tenta di ascoltare qualcosa nel suo furgone senza riscaldamento e non ci riesce: la radio prende un debole segnale, ma la durata non è mai sufficiente affinché questo segnale raggiunga la potenza di una vera canzone. I CD per qualche motivo non funzionano, è inutile persino sperare di poter arrivare in un punto dove la ricezione sia migliore: Ashton, la cittadina da cui proviene, è un buco di provincia sovrastato da montagne, gelo e droga. Non arriva mai niente di buono dalle strade che lo circondano, neanche una canzone.
Ed ecco svelato un dettaglio quando diventa improvvisamente un intero mondo narrativo: in macchina con Jay scopriamo un New England decisamente lontano dalle case vittoriane e il foliage romantico del nostro immaginario. Siamo al contrario catapultati in un paesino white trash dove i falliti di buona volontà si contendono motel, diner e birre con i falliti che sono ancora più falliti, i tossici, i corrotti, i prepotenti, la polizia, le bande di motociclisti. Quei rari momenti in cui ci troviamo ai giardini circondati dalle risa dei bambini o a letto abbracciati all’amore della nostra vita non bastano a riscattare un destino che ha lo stesso colore della neve – dio quanta neve c’è in questa storia – diventata fango. Anzi, potrebbe anche essere che l’innocenza e l’amore di quei momenti nascondano qualcosa di marcio: impariamo già nelle prime pagine, quando conosciamo Jay nelle sue vesti lavorative di “svuotacase dei morti”, che nella compenetrazione tra bene e male tipica del noir, Joe Clifford prova un certo gusto a inserire ingredienti dal sapore indiscutibilmente buono. La musica, i pancake, una vecchia foto nel portafoglio, una storia della buonanotte, una maglietta dei Pink Floyd, un video di un concerto di Springsteen. Dettagli, di nuovo.
Se gli ingredienti principali sono un fratello tossicodipendente e paranoico, un hard disk scomparso, un morto nel canale di scolo, un detective che ovviamente dà la caccia al fratello e un’impresa edile che tenta di costruire il più sfavillante complesso sciistico della zona ma è rallentata proprio dalla scocciatura di quell’hard disk scomparso per il cui ritrovamento farebbe qualsiasi cosa – qualsiasi cosa – ecco, se gli ingredienti principali sono questi allora quei dettagli brillano di purezza cristallina. La stessa purezza cristallina che la neve di Ashton, del monte Lamentation e della strada Turnpike ha perso inseguimento dopo inseguimento, fuga dopo fuga, dose dopo dose. E mi fermo qui, perché ovviamente l’ingrediente più crudo di tutti arriva alla fine.. e alla fine ci dovete arrivare da soli!
Buona lettura.. e buoni approfondimenti!
Recensione di Marta Ciccolari Micaldi
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