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Il libro è utile come occasione per riflettere su un olocausto perpetrato durante molti secoli e generalmente sottaciuto. In effetti ne trattano gli studiosi, ne parla qualche persona di cultura, molti ammettono di aver sentito parlare della "caccia alle streghe", ma il fenomeno della persecuzione contro le cosiddette streghe non appartiene al patrimonio comune di conoscenze. È dunque utile ogni lavoro di approfondimento o anche solo di divulgazione di accadimenti così rilevanti quanto ignorati. Del resto, la caccia alle streghe continua ancora. Infatti, dove vige l'integralismo teocratico la linea direttrice - in ambito morale, giuridico, politico, fisico e persino, ove possibile, fisiologico - è dettata da una concezione religiosa, cioè precostituita. La base di questo genere di sistema - che collega teocrazia e caccia alle streghe - si individua in un altro atteggiamento di fondo: la paura del femmineo (il quale o viene deificato, o viene demonizzato). In ciò l'impostazione teocratica gioca il suo ruolo di fondo, poiché, ragionando in termini di divino, impone le sue regole in modo assoluto. Questa è la ragione di fondo per la quale le vittime peculiari della lotta alla pratica della magia furono le donne, ritenute facilmente in comunicazione col Demonio (p. 28). In realtà, si trattava di donne che preparavano rimedi di farmacopea popolare, o seguivano usanze superstiziose precristiane, praticavano ritualità religiose popolari, più o meno intrise di ignoranza o fondate su immaginazioni e paure, ma non per questo connesse al diavolo. Il libro espone inoltre, sinteticamente, alcuni contesti geografici e sociali che hanno maggiormente fatto scalpore per la persecuzione alle cosiddette streghe - spesso, rivali o antagoniste nella piccola società di paese, che magari si facevano dispetti ricorrendo a qualche intruglio o a qualche malocchio -, e inoltre dedica alcuni cenni al processo inquisitorio e al metodo giudiziario della tortura. Francesco Di Ciaccia
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