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È un mondo che "va a fondo" in senso reale e figurato, quello intorno al lago di Neusiedl: l’aspetto ridente di località turistica non cancella quello infido della palude, delle acque torbide dei canneti, dove affiorano pezzi di cadavere. Invitato dal padre, che non vede da trent’anni, a fare un giro in barca, Paul Eck, rappresentante di medicinali e accanito consumatore di farmaci, si ritrova sospettato di parricidio. In fondo, però, ben poco importa cosa sia accaduto al padre di Eck. La trama gialla non si concretizza formalmente in un vero e proprio plot, meno che mai del tipo detective story. Dal suo ritorno a una narrazione più tradizionale, dopo gli inizi fortemente sperimentali (die autobiographie des albert einstein, 1972), l’austriaco Gerhard Roth ha ripetutamente visto nel "giallo" – certo più vicino ai modelli dei grandi statunitensi, Chandler e Hammett, che a Simenon – una modalità narrativa adatta a smascherare ogni velleità realistica della trama. Le domande, le indagini, gli indizi, i comportamenti dei personaggi tendono a focalizzare l’attenzione su un nesso superiore, su un ordine che però, di fatto, non è conoscibile. Andando alla deriva senza alcun principio ordinatore, la realtà si sfalda, come la trama, in una molteplicità di tracce della Storia (dai campi di concentramento, alla caduta della cortina di ferro e ai traffici di armi) e di un banale, assurdo agire umano. Tocca al lettore, e non è sempre un compito facile, metterli insieme. Forse, anche Il lago è un capitolo di quello che in una pagina molto significativa viene definito "un libro sterminato, una storia mai scritta degli animali", in cui si narra della loro sorte e della lotta contro gli umani. Donatella Mazza
scheda di Mazza, D. L'Indice del 1999, n. 09
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