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"Chiunque sa qualcosa di canto, dice che ora sto cantando meglio di quanto abbia fatto in vita mia. Se non ci credete, ascoltate qualcuna delle mie vecchie incisioni, e dopo riascoltatele nelle edizioni d'ora. Spalancate bene le orecchie, e giudicate con la vostra zucca, ma non date retta a quelle mummie di giornalisti che ancora oggi scrivono sulla roba di vent'anni fa." Sono queste le parole taglienti di una sincera Billie negli anni del suo doloroso tramonto. "Lady in Satin" è la nuda eredità che Billie lascia, devastata da un passato di droghe e delusioni costanti, a chi la intende ascoltare veramente, dimentico di una carriera che l'aveva resa in tutto il mondo La signora con le gardenie nei capelli. Un monumento musicale che mise in difficoltà una critica troppo ancorata al passato. L'idea generale era che la cantante avesse tentato un ultimo successo, spogliata dell'immensa originalità e limpidezza vocale del passato, e che avesse dato vita ad uno spettacolo voyeuristico per chi intendesse curiosare nel privato di una Diva in decadenza. Ma "Lady in Satin" è in verità molto di più, il tempo lo ha tramutato in una delle colonne portanti che tengono saldo il tempio della grande musica. E' carico di atmosfere vive e tangenti, ancora capaci di prendere vita oggi. Il tono crepuscolare e tragico riportano i grandi successi di Billie in una dimensione interiore e sofferta e si fanno testimonianza di una donna certamente stanca, ma carica di quella struggente voglia di confessione. Ed ecco che "Lady in Satin" con tutto il suo mistero, la sua novità e la sua dolorosa energia consegna un suggestivo incantesimo di note ancora oggi intatto. "A me per esempio non riesce cantare una canzone nella medesima maniera per due sere di fila, e se poi ci sono due o dieci anni di distanza, non ne parliamo. Se tu sei bravo a non cambiare mai, non è più musica la tua. Sarà forse, che so, esercizio in ordine chiuso, tutto quel che vuoi, ma musica no". Miss. Holiday
La sofferenza di una donna ormai giunta alla fine della sua vita, consapevole dei propri errori, del proprio destino. Stanca e distrutta questa donna ci ha voluto fare un ultimo dono, la sua voce, resa ancora più bella dal dolore e dallo sforzo di voler dare ancora qualcosa. Ci è riuscita in pieno. Questo non è solo uno splendido disco di musica jazz o blues qual si voglia, è qualcosa di più complesso, profondo, una reliquia oserei dire. Ascoltatelo, specialmente tutti coloro che stanno passando un momento difficile. Vi aiuterà a lasciarvi andare al dolore, anzichè a contrastarlo, a lasciarlo fluire dentro di voi, fino a sparire dolcemente. A Federica dico che sono pienamente daccordo con lei.
Il disco piu' triste della storia, ma anche il piu' vero. La tragica esistenza della Holiday e' presente pezzo dopo pezzo, sospiro dopo sospiro. Sono minuti intensi di rara poesia, per pochi eletti. Dedicato a tutti i cuori infranti che conoscono il peso della sofferenza.
Recensioni
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