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Il «laboratorio segreto» dell'architettura. L'intimo legame tra arti plastiche e progetto di architettura in Le Corbustier - Fabrizio Foti - copertina
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Descrizione


Il libro consiste in un'indagine sul rapporto tra arti plastiche e architettura. In particolare, ciò che ha interessato questa ricerca è una specifica declinazione di tale rapporto: il sistema complesso di relazioni tra pratiche parallele, vissute in presa diretta, nelle arti plastiche come nel progetto, nella condizione di doppia vitalità creativa dell'architetto-pittore. Concentrandosi su Le Corbusier, quale figura paradigmatica del '900, l'autore ha compiuto un'attenta rilettura degli episodi significativi della vita del maestro, con il preciso scopo di chiarirne l'evoluzione del potenziale creativo e il suo contributo decisivo nel progetto. Il testo esamina le modalità di interazione tra le differenti pratiche artistiche, nella condizione del quotidiano operare di Le Corbusier, tra arti plastiche e progetto. Interazioni che si realizzano attraverso categorie fondamentali, invarianti e trasversali. Obiettivi precisi di tale armoniosa interdisciplinarità, definita nella "Synthèse des Arts Majeurs", sono: il raggiungimento di un nuovo ordine dell'arte e dell'architettura nell'età della macchina e la ricerca di un durevole equilibrio tra scienza e arte, tra pensiero e sentimento.
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Dettagli

2008
1 gennaio 2008
208 p., ill. , Brossura
9788862420099

La recensione di IBS

Più di ogni altra sfera del sapere, l'architettura appare come l'arte di mettere assieme le cose, ovvero l'arte di comporre non solo materiali e forme, ma anche azioni, saperi, concetti e soggetti molteplici. Da questo fatto emerge la difficoltà dell'architettura, la sua precaria riconoscibilità come pratica, la sua impossibile (eppure necessaria) autonomia in quanto forma di pensiero. La divisione del lavoro, la tecnicizzazione del sapere imposta dalla civiltà industriale e, infine, la frammentazione continua dei processi di produzione provocata dal Leviatano capitalista, hanno minato l'idea stessa di architettura ben oltre lo spazio ovvio della sua produzione materiale. In fondo la frammentazione dell'architettura, quale riflesso di una frammentazione oramai totalizzante delle cose, si riproduce oggi a partire dalla nostra stessa mente, e cioè nella nostra difficoltà di concentrarci, di organizzare il pensiero, vale a dire nella nostra (in)capacità di assumere quello che Erwin Panofsky avrebbe chiamato un "mental-habit". Di fronte a questo scenario, si potrebbe sostenere che obiettivo dell'architettura dovrebbe essere - ancor una volta - non tanto (o non solo) quello di costruire, quanto quello di pensare. La priorità del pensiero si dovrebbe imporre proprio perchè, in un'epoca come la nostra, è lo spazio apparentemente intimo, "segreto", immateriale del pensiero, inteso nella sua facoltà primaria di spazio cognitivo, ad essere la posta in gioco contesa tra le forze oggettive della ri-produzione e le forze soggettive della poetica. è proprio nel punto strategico di questa contesa che s'inserisce il libro di Fabrizio Foti su Le Corbusier. (Pier Vittorio Aureli)

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