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Bel libro, mi è piaciuto molto. Appassionante e un pò inquietante. Però per me il primo libro rimane il migliore.
Ho letto tutti i libri della tetralogia de "Il cimitero dei libri dimenticati" e reputo quest'ultimo un libro scritto per ovviare alle mancanze del libro "Il gioco dell'angelo" in cui non si capisce il finale e "Il prigioniero del cielo", libro scritto, a mio avviso, solo per far contenti gli editori. Stile di scrittura ineccepibile, anche se dopo un po' stanca con tutte quelle descrizioni e metafore (l'aria carica di elettricità, i raggi del sole che tagliavano il cielo come coltelli ecc) Una storia infinita su un'indagine a mio avviso inutile dell'agente segreto Alicia Gris che scopre una serie di nefandezze del regime di Franco nella Spagna della seconda metà del '900. Troppo prolisso. Pretesto narrativo inutile della lettera della mamma di Daniel in cui è spiegata tutta la storia (evidentemente si era incartato e doveva risolverla). Non parliamo poi del personaggio di Fermìn a cui si dà una descrizione troppo discostante rispetto a quello del "L'ombra del vento" (non vengono citati i fatti narrati nell'epilogo del primo libro) Per concludere, Zafòn a mio parere ha scritto questo libro per dipanare tutti i dubbi insorti con la stesura dei libri intermedi avendo capito che non era stato capace di rendere pienamente comprensibile le due storie allungando però troppo il brodo e risultando a volte troppo prolisso. Meglio fermarsi solamente al primo libro, L'ombra del vento
C'è poco da dire, è sempre Zafon. Letto in ferie dopo mesi di letture frammentate a causa della quotidianità e mi ha rinfrancata a livello emotivo e mentale. Da amare e rileggere sempre.
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