Kulturkampf. L'Occidente e la Nuova Destra.Milano, Marco Tropea Editore, 1996. Piccoli fori sulla copertina posteriore. Il dibattito sulle radici ideologiche e filosofiche, sui riferimenti culturali e i padri dell'irrazionalismo reazionario, spesso invocati come autorità della Nuova Destra, ha dilagato sulle pagine dei giornali e nei dibattiti televisivi. Attraverso la lettura di una miriade di pubblicazioni più o meno ufficiali l'autore è riuscito a individuare alcune costanti che sembrano caratterizzare la strategia culturale della destra. Innanzitutto la tecnica della "ritorsione", che consente di sfruttare le argomentazioni progressiste in difesa della "minoranza oppressa" dei reazionari, ansiosi di porre fine al lungo periodo di "egemonia culturale della sinistra", che si sarebbe instaurata alla fine degli anni Sessanta. Quanto allo scottante e "classico" tema del razzismo, le teorie più rozze e primitive sono state per lo più abbandonate, ma non l'insofferenza verso uno stile di linguaggio politically correct che assicura una breccia a sfoghi più francamente xenofobi e intolleranti. E il problema della convivenza tra i popoli, dell'identità culturale di chi si vuole "diverso" e di chi è marchiato come tale, è così complesso che l'ambiguo concetto di "etnopluralismo" può fornire una facciata di tolleranza a proposte pratiche e a tesi generali pericolosamente vicini alla riscoperta della purezza della razza come valore. è vero che oggi come non mai pare agevole sfruttare le difficoltà teoriche in cui versa la Sinistra, impegnata in un processo di liberazione dai dogmatismi e dalle rigidità ideologiche che comporta sbandamenti e fughe al centro. Proprio per questo una riflessione sulle nuove parole d'ordine della reazione non mancherà di porre anche inquietanti, ma fruttuosi interrogativi sul ruolo, l'identità e la capacità di proposta di una Sinistra che, nelle parole di Bobbio citate in conclusione del volume, "non è affatto giunta al termine del cammino, ma lo ha appena cominciato"..
Dai maestri dell'irrazionalismo reazionario ai nuovi ideologi della destra "postideologica" e soft, un giovane studioso tedesco affronta, senza pregiudizi, lo stato attuale del dibattito politico. La nuova destra ha abbandonato le antiche divise e non si sporca le mani con un razzismo volgare e primitivo alla nazi. Al contrario, non di rado le riesce di mascherare le sue mire antidemocratiche e xenofobe con concetti ambigui, come quello di "etnopluralismo" e con una tolleranza di facciata. Un'analisi chiara e diretta delle teorie, delle strategie e dei fini della nuova destra e della sua influenza sulle generazioni più giovani.
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