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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2017
Che cosa avrà mai bofonchiato il padre di Clara Wieck quando il suo occhio di falco scovò la dedica alla figliola pianista sul frontespizio di Kreisleriana op. 16? Forse una frecciata sulla tecnica pianistica non proprio convenzionale di queste pagine; fatto sta che il povero Robert finì, tra mille dubbi, per eliminare l'omaggio compromettente, sostituito dalla dedica ufficiale a Chopin. Ma certo, questo otto fantasie (che sembravano difficili persino a Liszt!) sono ben poco chopiniane, e nascono piuttosto nel segno della poetica di Hoffmann, padre per l'appunto del bizzarro maestro di cappella Kreisler che dà il nome alla raccolta e ne ispira idealmente l'attitudine improvvisativa. Molti sono stati i suggerimenti e le interpretazioni anche parziali di questo lavoro (composto nel 1838, ma riveduto nel 1850); mancava ancora, tuttavia, uno studio davvero organico. La lacuna viene colmata adesso da Antonio Rostagno, che inaugura per l'Epos di Palermo una nuova collana musicale, destinata all'approfondimento di singole composizioni. Rostagno ripartisce la materia in comode sezioni, che giovano alla chiarezza del discorso: una cronologia, innanzitutto, che ripercorre attraverso la costellazione dei riferimenti autobiografici ed epistolari la genesi di Kreisleriana e delinea in parallelo i dati biografici salienti del periodo. Cruciale il secondo capitolo, Kreisleriana nel pensiero di Schumann, in cui Rostagno spiega come il Witz, la capacità combinatoria, sappia farsi musica attraverso l'accostamento sistematico degli opposti e l'altrettanto sistematica interruzione del discorso non appena la materia diventi troppo coinvolgente. Non sempre i conti tornano, nelle appassionate dichiarazioni di Schumann e nei paralleli con Jean Paul e Hoffmann: prova ne sia che, dopo aver battezzato l'op. 16, il musicista dichiara che "i titoli alle mie composizioni mi vengono sempre prima, dopodiché sono pronto a comporre"; mentre dopo una stroncatura di Rellstab, a cui non erano andati giù i titoli delle Scene infantili, sbotterà: "Non ha capito niente, è ovvio che i titoli vengono in mente a composizione ultimata". L'analisi di Rostagno prosegue poi mirando a un confronto più specifico fra Hoffmann e Schumann, si sposta sul raffronto tra la prima e la seconda edizione, e muove infine sulla materia viva dello spartito: il tutto ripensando e commentando anche i contributi critici che l'hanno preceduto, con un occhio di riguardo a Roland Barthes. Sigilla l'insieme una discografia davvero allettante.
Elisabetta Fava
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