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La storia di un uomo, le tentazioni, la celebrità, gli eccessi. E una scelta
«Terrence Malick porta agli estremi limiti la forma del monologo interiore, presente anche nei suoi film più narrativi» – La Repubblica
«Knight of Cups trova misura nella tangibile realtà di un interprete di intensa naturalità e di un paesaggio urbano colto con occhio straordinario» – La Stampa
«Terrence Malick colpisce ancora» – Il Messaggero
Rick, sceneggiatorie di successo a Hollywood, nella vita privata è invece un uomo tormentato, schiavo del sistema hollywoodiano. È drogato di successo, ma al contempo si dispera per la vacuità della sua esistenza. Ha trovato casa in un mondo di illusioni, ma cerca la vita reale. Come la carta dei tarocchi che dà il titolo al film, Rick si annoia facilmente e ha bisogno di nuovi stimoli dall'esterno. Ma il Cavaliere di coppe è anche un artista, un romantico e un avventuriero.
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Un grande Malick, sempre intenso e introspettivo.
Lo ritengo un capolavoro, dove Malick sviluppa le sue tipiche tematiche della ricerca di sè e di un significato della vita che vada oltre al semplice appagamento presente, e che spinga ad andare incontro all'Altro e all'assunzione delle proprie responsabilità. Si segue il protagonista Rick, interpretato splendidamente da C. Bale, nel suo vagabondare tra feste e locali, tra incontri con sempre nuove ragazze e personaggi vari, che lo divertono ma lo lasciano con un senso di vuoto. Riuscirà alla fine a trovare la "perla smarrita", metafora utilizzata nel film per indicare la ricerca?
mi fa ridere chi vede un film di Malick e poi si stupisce di quanto uno spettatore possa trovarsi disorientato. Come uno che vuol vedersi un porno e mette su un film di mediaset la domenica pomeriggio prima di Natale. Film importante e stupendo come sempre, credo terzo tassello di una tetralogia che cerca di realizzare l'irrealizzabile, filmare l'intimo di una persona, far vedere quello chè è tanto nascosto da non poter essere descritto. Come To the wonder tutto è rappresentato con l'assolta noncuranza per l'eccesso, è l'unico stile di rappresentazione è quello poetico, iconografico e spettacolare. Come To the wonder lo spunto sul protagonista e sui rapporti che ha con le persone importanti mi sembrano solo una base narrativa per rappresentare momenti particolari della vita, In The tree of life credo abbia provato qualcosa di più imponente e spirituale, ma cercare di dare un senso al film cercando particolari messaggi nella sfera sociale che lambisce e fare paragoni con lavori, anche superbi, con tale ambientazione, mi sembra estremamente sciocco e superficiale. Da vedere assolutamente se sapete di cosa stiamo parlando, da evitare in modo chirurgico in caso contrario. Il risultato sarebbero due ore di noia, disorientamento e soprattutto immancabile esercizio di superficialità a cercare dopo di commentarlo,
Recensioni
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