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Il diario personale di un conflitto nel cuore dell'Europa, scritto sul campo da un giornalista chiaro nello spiegare le ragioni di quanti la guerra la decidono, ma soprattutto capace di dare voce a coloro che questa tragedia sono costretti a subirla.
Nello Scavo, tra i più esperti e premiati corrispondenti di guerra italiani, raggiunge la capitale ucraina a metà febbraio 2022, quando la minaccia di un attacco russo si fa sempre più insistente, ma ancora in pochi credono possibile un'invasione militare da parte di Vladimir Putin. Da quel momento, registra senza censure il rapido tracollo di una situazione che si fa sempre più pericolosa: la dichiarazione dello stato di emergenza, il trasferimento delle ambasciate, e poi le esplosioni, le colonne di carrarmati, il disperato esodo dalle città. Giorno dopo giorno descrive i movimenti delle truppe russe e la resistenza degli ucraini; approfondisce le conseguenze politiche ed economiche dei combattimenti; svela le ragioni ideologiche alla base delle decisioni dei leader. Allo stesso tempo non dimentica la dimensione umana del dramma in corso, raccogliendo le testimonianze dirette di chi da un momento all'altro ha dovuto abbandonare la casa, ha perso la famiglia, ha scelto di imbracciare un fucile. Kiev è il diario personale di un conflitto nel cuore dell'Europa, scritto sul campo da un giornalista chiaro nello spiegare le ragioni di quanti la guerra la decidono, ma soprattutto capace di dare voce a coloro che questa tragedia sono costretti a subirla.
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È una cronaca scritta sul campo da uno stimato corrispondente di guerra. Racconta i giorni precedenti e successivi all'invasione su larga scala ed ai bombardamenti ordinati da Putin, che presumibilmente sperava di riuscire rapidamente ad installare a Kiev un governo fantoccio con al vertice il traditore ucraino Medvedchuk amico di Putin. L'autore riferisce il dramma di chi vede la propria vita sconvolta dalla guerra, la volontà di resistenza di chi non accetta che il proprio paese venga asservito dalla volontà di dominio imperiale di Mosca. L'inviato Nello Scavo conosce bene l'Ucraina e le problematiche relative ai rapporti col colosso militarista russo, smanioso di dominare l'Europa dell'Est. Ovviamente solo chi accetti acriticamente la propaganda del Cremlino potrebbe parlare di regime nazista di Kiev (dove il presidente è ebreo e l'estrema destra aveva meno del 2% in parlamento). C'era stata una rivolta popolare contro un presidente considerato corrotto e che, contro la volontà popolare, voleva abbandonare il percorso di associazione con l'UE e la prospettiva di un ingresso dopo riforme. L'ampia maggioranza degli ucraini non accettava che Yanukovych volesse portare l'Ucraina nell'Unione doganale eurasiatica guidata da Mosca. La crescente impopolarità di Yanukovych e la rabbia diffusa per la sua sottomissione al Cremlino e per qualche episodio di repressione violenta delle proteste da parte della polizia, lo aveva spinto a fuggire in Russia. Solo chi sia completamente fuori dalla realtà potrebbe pensare che l'Ucraina potesse attaccare la Russia, dotata di arsenale nucleare tattico e strategico e di esercito molto più numeroso. Il regime di Putin pensa che guerre di conquista siano utili per il consenso interno, facendo leva sull'imperialismo russo e sulla Chiesa Ortodossa asservita al Cremlino ed ai suoi disegni imperiali, giustificati anche da fanatiche dottrine religiose. In Bielorussia c'è da decenni una dittatura, repressione del dissenso e della stampa.
Ennesimo pamphlet propagandistico russofobo, che sorvola sul golpe neonazista sostenuto dalla NATO contro un governo, di Janukovich, legittimamente eletto, e che fu l'avvio del piano d'attacco alla Russia utilizzando il trampolino dell'ucraina nazificata. L'Operazione Militare Speciale della Russia è l'ovvia e corretta risposta a una serie montante di aggressioni della NATO, iniziate dal regime estremista della Georgia nel 2008, e scatenatasi in continue convulsioni terroristiche russofobe, tanto aggressive, quante fallimentari, coi tentativi golpisti della NATO in Bielorussia, Armenia, Kazakhstan. Il prossimo passo, Mosca l'aveva capito, era la guerra lanciata dal regime neonazista di Kiev contro la Russia. Mosca non ha voluto aspettare un'altra operazione barbarossa da parte dei nazisti del XXI secolo: la NATO. Il tipico odio del cattolico papista verso le chiesa ortodossa, tracima da questo fascio di foglio, leggendo l'impotenza del cattolico arrabbiato dall'idea di non poter distruggere gli 'scismatici d'oriente', la 'buona' battaglia che il vaticano del papa-re neofascista woytila scatenò supportando il neonazismo cattolico sloveno e croato contro la popolazione ortodossa serba.
Il libro si presenta come un reportage dei primi giorni dell'aggressione russa all'Ucraina e, in quanto tale, potrebbe sembrare già superato. Infatti vi si respira l'atmosfera drammatica dei giorni in cui si è passati dallo scetticismo sull'invasione al terrore dei primi tremendi bombardamenti (21 febbraio-6 marzo 22) e dei primi esodi di massa della popolazione ucraina, si percepisce il senso della catastrofe imminente, quando si pensa che il golia russo si mangerà in un sol boccone di guerra lampo il davide ucraino e la popolazione vive i primi esodi di massa. Fin qui si potrebbe pensare che l'Autore sia solo un bravo inviato di consumato mestiere, ma poi, via via che i giorni passano e il dramma aumenta di proporzioni, la guerra lampo dei russi si impantana inspiegabilmente, si scopre sche Nello Scavo la sa lunga sul tema, ha visitato più volte i luoghi, conosce popolazione e storia recente, si può permettere di andare oltre la pura cronaca. Esaminando le cause meno prossime del conflitto ricordandoci, ad esempio, il valore di monito minaccioso dei fatti dell'ottobre 21 alla frontiera bilorusso-polacca e richiamando i tentativi fatti dal papa Francesco per migliorare i rapporti con la Russia e con Putin fra il 2013 e il 19, mentre appare sempre più il ruolo minacciosamente anticattolico e antioccidentale del patriarca Kirill, che Scavo definisce "un ayatollah con l'incenso". D'altra parte non nasconde i torti degli ucraini le cui milizie di confine hanno "commesso in questi anni abusi e crimini", fra i quali l'omicidio del fotoreporter Andy Rocchelly, che ha interessato anche la giustizia italiana (pp 119-20). Ma Kyrill ormai vive lo scontro con l'occidente corrotto come una "guerra santa", opportunamente strumentalizzata da Putin. Insomma, il libro di Scavo sa andare oltre l'attuaità e quindi merita ancora di più un attenta lettura
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