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Uno degli ultimi grandi western italiani, e il miglior western di Castellari. Nel periodo in cui dominavano le commedie farsesche seguite al successo di Trinità, il grande Enzo G. confeziona un piccolo gioiello dalle atmosfere plumbee, intriso di pessimismo. Non mancano le scene d'azione alla Castellari, con un uso mirato del rallentatore. Consigliatissimo.
Keoma, un pistolero "mezzosangue" indiano, giunge in un vecchio accampamento militare mentre cerca di raggiungere la sua città natia. Qui incontra una vecchia che trascina un carretto: è la Morte. Nel suo viaggio Keoma si imbatte in una carovana di pistoleri che stanno portando dei malati di peste in una miniera abbandonata, dove ammassano tutti gli infetti.
Tentativo,in parte riuscito(ma senza seguito),di rinnovare un genere che aveva ormai esaurito le idee.La trama è di persè avvincente,e Nero interpreta un eroe quasi cristologico,(spolverino a torso nudo , capelli e barba lunghi e subisce anche una simil-crocefissione a un certo punto). Ma Castellari tende ad andare spesso sopra le righe nelle singole scene d'azione e nei tempi del racconto,con esiti contrastanti:se da un lato si hanno esiti visionari(per non dire pop),e alcune trovate sono ammirevoli(vedi la rappresentazione dei flashback),dall'altro si abusa di rallenty.E alla fine non ci si discosta molto dagli altri western precedenti.Guardando nei contenuti speciali si scopre nell'intervista a un poco entusiasta Luigi Montefiori( alias George Eastman,qui in veste di sceneggiatore)che la sceneggiatura originariamente era molto più truce e favolistica,e che in seguito ha subito drastici revisioni.Peccato.
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