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Dall’infanzia nella Londra degli anni Sessanta, passando per il coming out con la famiglia irlandese e cattolica, l’edonismo degli anni Settanta, la rivoluzione glam e punk rock che ha dato vita ai Culture Club, il periodo d’oro degli anni Novanta, fino ad abbracciare l’uomo e l’artista che è oggi, Karma offre una prospettiva unica, esplosiva, brutalmente onesta, sull’incredibile storia di un’icona del pop.
«Ho creato me stesso usando cartone e brillantini. E ancora oggi mi considero un work in progress.»
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Avendo letto la sua prima autobiografia "Take it like a man" che è un capolavoro, questa risulta deludente. Piena di errori cronologici ma non solo, qualcuno addirittura di traduzione. Salta dal 1996 al 2004 come se in 20 anni fosse andato in letargo. Si vede che è studiata per il pubblico americano sulla scia dei successi dei recenti tour nostalgia non per altro prorprio negli anni omessi in USA lui non ha fatto praticamente nulla tranne rarissime eccesioni diversamente dal vecchio continenente dove ha prodotto album e singoli di successo (commerciale e non) anche da solista proprio in quegli anni in cui su ogni fronte ripudiava i Culture Club e si impegnava con grandissimo successo creativo nella carriera da solita. Basti solo pensare che Sold il suo primo album da solista (non pubblicato in US) è stato il suo album piu venduto in assoluto con o senza i Cultrure Club in Italia. Alla fine degli anni 90 se ne esce poi con una reunion con il club con un album dal titolo "Don't Mind if I do". Si puo cambiare idea certamente ma non si puo rinnegare il passato omettendolo copletamente. Noi fans italiani, dove ebbe un bel po di successo da solista, non possiamo di certo dimenticare quegli anni cosi creativi e pieni di grandi soddisfazioni se non propriamente sul piano commerciale sicuramente sul piano artistico e personale. Leggere questo libro è stato frustrante lo trovo un'offesa alla nostra memoria e alla nostra devozione. Avrei preferito se avessero tradotto in italiano "Take it Like a Man", questo è un libro scritto in fretta e furia, si capisce benissimo, pieno di annedotti che non interessano a nessuno, di inciuci su gente pressapoco sconosciuta, ma la cosa piu fastidiosa è questa continua altalenanza tra epoche; mentre parla di una cosa si perde a parlare di altro non si capisce mai in che anno siamo e non si riesce a collocarlo. Gli si vuole bene, questo sempre, ma non si puo chiamare questo libro l'autobiagrafia definitiva. Se ci fanno un film resterò deluso.
Avendo già letto le due precedenti autobiografie di George potevo presumere il perchè non fossero mai state pubblicate in Italia. Perchè erano illeggibili. Pure questa non è una vera e propria autobiografia ma un elenco scomposto di pensieri sparsi, pettegolezzi su suoi amici del tutto sconosciuti al grande pubblico o quasi, lunghe omelie sul buddismo e nulla, o quasi, di (auto)biografico. Non c'è una narrazione, non c'è un racconto, nulla. Evitabile.
Recensioni
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