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Da questo libro trasudano tutte le amarezze e la delusione di un uomo che per 50 anni lotta continuamente con i suoi detrattori ed anche ora che luce è stata fatta su questa vicenda qualcuno cerca sempre di gettare ombre su Bonatti. Lui si è portato dietro fin dal 1954 la fama del "piantagrane", solamente per aver raccontato la verità e questo, per un uomo leale e di sani principi come Walter, ha significato portarsi dentro remuginazioni che per fortuna sono venute fuori subito dopo l'impresa del K2 a differenza di quanto fatto dagli altri protagonisti della vicenda che anzi, ancora oggi, portano avanti le loro fandonie. Da questo libro ogni particolare è evidenziato e ci si domanda, a lettura ultimata, come è possibile, davanti allo smantellamento punto per punto della vicenda degli ultimi campi, cercare di occultare la verità? E'impossibile ma qualcuno ci ha provato ugualmente.
Recensioni
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scheda di Papuzzi, A., L'Indice 1996, n. 7
C'è da augurarsi che questo libro abbia miglior fortuna in questa edizione tascabile di quanta non ne abbia avuta nell'edizione originale di un anno fa, per i tipi della Ferrari Editrice di Bergamo.Si tratta, infatti, della ricostruzione dettagliata, seppure di parte, d'un episodio fondamentale nella storia dell'alpinismo, che ha lasciato un'ombra sulla conquista del K2 da parte della spedizione italiana nel 1954.Per chi non ricordasse, Walter Bonatti, allora ventiquattrenne, e l'hunza Mahdi passarono una notte in una buca di neve a ottomila metri, perché gli alpinisti ai quali avevano portato le bombole - Compagnoni e Lacedelli, che il giorno dopo saliranno sulla seconda vetta del mondo - non vollero guidarli alla loro tenda; anzi, in seguito ebbero a dichiarare di aver trovato le bombole esaurite. Questa divenne la versione ufficiale, accreditata dal militaresco capo spedizione Ardito Desio e non smentita dal Cai per quarant'anni, nonostante fosse stata screditata in un processo per diffamazione intentato da Bonatti contro un giornale.Due anni fa, in occasione del quarantesimo anniversario della spedizione, si è rimediato al torto almeno in parte, grazie anche a uno scoop realizzato dal mensile "Alp". Il libro è il documento di questa lunga e amara storia, ma anche lo specchio dell'irriducibile volontà di un grande alpinista a non accettare facili e convenzionali compromessi.
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