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Un disco d'esordio che spazia tra ispirazioni, orientamenti e spunti diversi e rendendolo un concentrato affresco policromo. Le tinte -quelle pop- sono tutte presenti e ben vivide: ci sono tutti i chiaroscuri dell'R'N'B, con i ritmi cadenzati e le melodie viscerali; c'è l'impatto aggressivo del rock; ci sono le sfavillanti luci della musica anni '80; ci sono le tinte pastello delle ballate e dei piani. Ed è proprio una melodica ballad il pezzo migliore del disco: si tratta della romantica "Belinda", con la sua chitarra di sottofondo, la voce modulata, gli interrogativi sull'amore e sulle sue granitiche certezze/incertezze. Attraverso le romantiche "Beautiful girl" e "Deep in your soul" e le vibrazioni classiche -così soul e piene di anima- di "So lonely", si arriva alla seconda rock track del disco, "The end", con contributi musicali e vocali da "chart-toppers". Un disco sempre sospinto da una vena pop che qui raggiunge buoni livelli e si mostra capace di toccare tasti diversi e sapersi modulare. Un gran battito di mani, allora, a questa nuova band per la brillante prova di esordio che ci consegnano e per la ricerca continua di un sound colto, poliedrico e sempre personale .
L'attenzione per i dettagli è incredibile. Il cd inizia con una brillante e 'luccicante' canzone, World keep tumblin' down. Segue poi l'atmosferica ed evocativa Belinda, una di quelle canzoni davvero benedetta dall'acqua santa. Stay tonight... come se ci fossero una o più canzoni in una sola. One more chance è un classico omaggio ai Beatles. É una bella sorpresa questo CD e immagino già che questi ragazzi faranno molta strada.
Se si pensa che è un album di debutto, questo "Just a Matter of Time" è sorprendente. Sorprendente per il suono, che mescola ispirazioni che vanno da certe chitarre alla U2 (per esempio l'attacco di "World keep tumblin down") a echi di Radiohead e Verve, arrivando a definire, a partire da questi modelli, un'impronta sonora riconoscibile e tutto sommato personale; sorprendente per la voce del cantante che ha una maturità e un'intensità che certo vanno oltre il disco d'esordio. "Just a Matter of Time" è un album che ha indubbiamente il dono di trasportare in una dimensione, insieme musicale ed emotiva, dove l'inquietudine lascia il posto a una sorta di serena osservazione di come le cose nella vita valga la pena di viverle, pur nella loro imperfezione. Cantano d'amore, i Bad Jokes, e delle sue emozioni, riassunte in versi quasi mai banali e che danno l'impressione di essere stati progressivamente asciugati, ridotti al minimo, per lasciare spazio all'emozione stessa. Non c'è rabbia in questo CD, non c'è tormento: c'è una sorta di normalità nobilitata dal male e dal bene dell'amore. Un desiderio di cose semplici - e la loro musica lo conferma, puntando sulla melodia, sulla voce, sulle chitarre e qualche volta sul piano ("Beautiful girl", "Deep in your soul". Un album che non vuole scuotere, né sferzare, mai cupo ma spesso ispirato e di una bizzarra malinconia, di chi in fondo crede nella felicità.
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