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Un poeta visionario, un autore sanguinario e adrenalinico o il regista più inetto della storia del cinema, come lo ha definito sprezzantemente Jacques Rivette? L'opinione di Rivette rende bene lo iato tra il cinema della modernità e quello della postmodernità, ben rappresentato dall'esperienza della new wave di Hong Kong, in cui il ruolo di Woo è determinante. Il libro di Bertolino e Ridola, prima monografia pubblicata in Italia su Woo, ripercorre l'evoluzione stilistica e tematica dell'autore, partendo dagli esordi dei primi anni settanta nei film wuxiapian (film di cappa e spada, con molti combattimenti spettacolari), cui seguono anni interlocutori in cui lo scarso successo commerciale obbliga Woo a girare commedie, genere a lui non consono, e a emigrare a Taiwan per cercare, senza successo, di trovare nuove prospettive di lavoro. La svolta è rappresentata dall'incontro con Tsui Hark, che produce A Better Tomorrow (1986), un film che aggiorna i canoni del wuxiapian in un moderno e teso gangster movie, in cui la stilizzazione della violenza appare funzionale a una complessa esplorazione di temi morali e di archetipi narrativi: la lealtà, il tradimento, l'eroe destinato alla sconfitta, la violenza come ultima forma di redenzione. Lo stile Woo è ormai definito ed è lo stesso che funziona ancora oggi, a prescindere dagli esiti dei singoli film. Ogni sua opera appare riconoscibile per la cura del dettaglio, l'utilizzo di figure archetipiche, il prevalere dell'eroe solitario o di un duo di protagonisti in bilico tra attrazione e antagonismo, il romanticismo naïf che fa da contraltare a scene di grande violenza in cui alcune soluzioni narrative diventano classiche: l'uso dei ralenti nel bel mezzo di azioni parossistiche, mentre le pistole crepitano impazzite; l'assenza di scelta per protagonisti votati alla sconfitta che si cristallizza nel Mexican stand off, in cui due uomini si minacciano contemporaneamente con le pistole spianate a distanza ravvicinata, soluzione che tanto piace a uno dei più noti fan di John Woo, Tarantino; la necessità finale del l'heroic bloodshed in cui si attua la definitiva catarsi purificatrice. Tale universo tematico e stilistico è indagato con passione dai due autori della monografia, che paradossalmente rischia di sembrare troppo criptica per chi non conosce Woo e un po' sintetica per chi invece lo segue da tempo. Il consiglio, in ogni caso, è quello di avvicinarsi alla lettura del libro muniti di almeno due video facilmente reperibili: The Killer (1989), in edicola per "L'Unità", e Face/Off. Due facce di un assassino (1997), il migliore dei film realizzati da Woo negli Stati Uniti.
recensioni di Marangi, M. L'Indice del 1999, n. 07
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