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Grande autrice, tra i suoi libri migliori, affronta la figura della madre già incontrata ne "Il vino della solitudine" ed altri suoi romanzi, ossia non in maniera positiva. Qui troverete la paura di invecchiare ed un estremo egoismo. Questo libro vi farà guardare dentro
Tutti gli ingredienti del buon romanzo: mai banale, sottile, profondo, ben scritto, accattivante. La Némirovsky non si è certo risparmiata in Jezabel, costruendo un romanzo che - nonostante la monomania della protagonista - risulta ricco e ambiguo, come il carattere delle donne che lo popolano.
Pubblicato nel 1936, 'Jezabel' trae il titolo dal nome della madre di Atalia nell'omonima tragedia di Racine. Il riferimento, ovviamente, non è casuale e vorrebbe esporre in modo sintetico il carattere della protagonista Gladys, donna avvenente ma attempata, incapace di sopportare il passare del tempo sul suo corpo e disposta a tutto per rallentare le lancette dell'orologio; anche a fare del male alle persone care. E' un libro profondamente e, soprattutto, magnificamente femminile, che si sviluppa quasi come una tragedia greca e ci dona personaggi da antologia. Un nuovo must regalatoci da una straordinaria scrittrice.
Recensioni
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È ben comprensibile che, dopo la rivelazione dello straordinario romanzo postumo Suite francese, gli editori, in Italia come in Francia, vadano alla ricerca di testi da riproporre nella vasta e ineguale produzione di Irène Némirovsky (1903-1942), molto apprezzata dal pubblico degli anni trenta e in seguito dimenticata per più di mezzo secolo. L'ispirazione di Jezabel appare molto vicina alla vena lucidamente crudele del racconto Il ballo (1930; Adelphi, 2005), con cui condivide gli sfondi mondani e soprattutto il motivo centrale: la certezza che i rapporti di parentela, lungi dall'essere, per definizione, rapporti d'amore, siano quasi sempre orribili grovigli d'odio, risentimento e terrore. Il titolo del romanzo era a questo proposito, per il lettore francese degli anni trenta, molto esplicito: rimandava alla tragedia biblica di Racine Athalie, testo canonico delle scuole del tempo, in cui Jezabel, contrapposta al suo giovanissimo discendente Joas, incarna la figura demoniaca di una femminilità pagana e distruttrice. A differenza di quel che avveniva nel Ballo, in Jezabel la narrazione utilizza i canoni della letteratura popolare: feuilleton, romanzo giudiziario, teatro del Grand Guignol forniscono a Némirovsky ingredienti e colpi di scena di un racconto in cui la sorpresa finale ha la stessa importanza che potrebbe avere in un poliziesco ben congegnato. In questo contesto, ben calibrato per un pubblico amante delle emozioni forti e immediate, la scrittrice russa inserisce però uno scavo psicologico di abbagliante precisione: nessuno, credo, si era mai addentrato così a fondo nelle sofferenze di una donna bellissima che sente la giovinezza sfuggirle, e sa che non le è possibile vivere senza le gratificazioni continue che hanno alimentato per anni il suo narcisismo orgoglioso, il suo invincibile potere di seduzione. Mariolina Bertini
Quando entra in tribunale per essere processata dell'omicidio del suo giovane amante, Gladys Eysenach, nel suo pallore, evoca davvero l'ombra di Jezabel, quell'ombra che nell'Athalie di Racine compare in sogno alla figlia. È ancora molto bella, il tempo sembra averla "sfiorata come a malincuore, con mano cauta e gentile", quasi si fosse limitato ad accarezzarla teneramente, e le donne presenti nell'aula si sussurrano con invidia i nomi dei suoi innumerevoli amanti. La condanna sarà lieve, ma qual è il vero movente dell'omicidio? Qual è quella verità che Gladys Eysenach ha cercato ad ogni costo di occultare, rifiutandosi di risponedere a qualsiasi domanda, dichiarandosi senza mezzi termini colpevole e supplicando i giudici di infliggerle la pena che merita?
Irène Némirovsky ci svelerà, in questo appassionante romanzo, il vero, ma inconfessabile movente dell'omicidio, ripercorrendo dall'inizio la storia fiammeggiante e tormentata della ricca, seducente e invidiata Gladys Eysenach: una donna che dagli uomini è stata amata con furore e dedizine assoluti, che sopra ad ogni altra cosa ha voluto continuare ad esserlo e che, per riuscirci, ha calpestato con inconsapevole e disperata ferocia chi le stava attorno - fino ad arrivare a uccidere.
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