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Questa raccolta di una quarantina di pezzi, in prevalenza interviste, documenta il punto di vista del Premio Nobel Modigliani sulle vicende economiche dell'Italia e sui nodi irrisolti di una difficile modernizzazione. Nel saggio introduttivo, Camurri disegna un ritratto a tutto tondo di un intellettuale che non perse mai di vista il proprio paese. Dal suo osservatorio di esiliato Modigliani intreccia l'assillo per una patria non dimenticata con la cultura degli ambienti che nutrono la sua ricerca. "Modigliani osserva Camurri ha continuato per tutta la sua vita a dividersi tra due mondi: quello che aveva suo malgrado dovuto lasciare e quello che lo aveva accolto". Molti sono gli incontri che contribuiscono ad alimentare un'attitudine cosmopolita e a collegarlo a quel gruppo di refugee scholars che uniscono studio dell'economia a analisi sociologica, riflessione sulla crisi dell'Europa e sull'incerto futuro della democrazia. L'ingresso nella New School fu un passaggio decisivo. Ne deriva una passione militante che, non riferita com'è a un preciso partito, procede con una durezza e con un'indipendenza non attutite da accomodamenti e compromessi. La cifra del suo pensiero è sicuramente azionista, ma un po' la necessitata lontananza un po' il primato dell'economia lo spingono a ricette drastiche e a formulare cure molto severe e assai impopolari. Il suo furore tecnocratico gli impedisce di raggiungere una persuasiva dimensione politica. Le sue uscite hanno la nettezza di esigenti e razionali invettive destinate a cadere nel vuoto. Non fu ascoltato come "un riformista e un innovatore": tanto aspro fu contro i vizi morali degli italiani, in primo luogo la proverbiale furbizia, quanto pronto a dare (eccessivo) credito alle loro "capacità imprenditoriali", che riteneva "uniche al mondo". Roberto Barzanti
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