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Probabilmente uno dei testi più interessanti sul fronte skinhead nazionale!! Un lungo viaggio dettagliato dalle origini del genere al suo sbarco in Italia, la crescita (sempre nel suo mondo di nicchia) di questo stile di vita fatto di teste rasate, bretelle e boots. Fra bands, le fanze, i raduni, le cumpe e la scalcagnata squadra di calcio cittadina da seguire la domenica, da tifare e da fare i cori sulle gradinate dello stadio. La scena skinhead italiana nonostante sia rimasta un qualcosa di nicchia e per pochi eletti ha rappresentato comunque un modo di essere, un life style curioso, fuori dagli schemi e spesso ghettizzato, bisfrattato, visto come una "estremizzazione" politica e sociale del punk... E considerando anche quello che, aimè, alcune teste calde crearono all'interno di questo movimento (si pensi a scontri e pestaggi durante i raduni oi!...). Ma l'autore riesce a dare la giusta connotazione di un movimento che è stato molto più profondo di una testa rasata e un braccio alzato, con una sua filosofia è un modo di concepire e vivere la società molto particolare Una analisi che Frezza riesce a mettere su carta sciovinando argomenti che potrebbero far luce ad aspetti inediti ed interessanti per chi questo genere non lo ha mai visto di buon occhio ( ho molti amici che seguono il punk e odiano non poco il genere skinhead mentre per me ha sempre rappresentato un differente lato del Movimento Punk, pur cozzando molto sulle tematiche dei testi ma, mi ripeto, li trovo come i due lati della stessa medaglia). Per me rimane un testo da consigliare!
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