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Più lo si osserva e lo si analizza, magari rivoltandolo come un guanto, meno se ne viene a capo. Il conflitto israelo-palestinese è un Giano bifronte, con due contendenti costretti a una convivenza asimmetrica, dove il conflitto va sempre in cerchio e partendo da se stesso a se stesso ritorna. Per spezzare l'assedio della finta evidenza, Della Pergola, il maggiore demografo israeliano, ci invita a spostare lo sguardo verso un orizzonte diverso da quello abituale, fatto di perentorie dichiarazioni di principio, di identificazioni politiche e di passioni ideologiche. Del resto e sembra questa essere la sua consapevolezza chi non fa i conti con i dati strutturali rischia di doversi poi scontrare con la loro inequivocabile capacità "critica". Un merito di questo ultimo lavoro dello studioso è infatti quello di portarci, dopo il costante bombardamento della pubblicistica a favore o contro qualcuno e qualcosa, alla concretezza delle relazioni che intercorrono tra i due campi in tensione, sia sul versante del confronto che su quello dell'incontro. La demografia ne è un po' la sintesi, proiettando la riflessione nel medesimo tempo verso il passato e il futuro. Ci obbliga insomma a schiodarci da questo immanente "presentismo" delle identificazioni e a porci, attraverso il rapporto con i dati (e le loro interpretazioni), la dilemmatica questione delle identità. Il libro, a ben vedere (e leggere), ruota intorno alle fragilità degli assunti apodittici, all'insostenibile banalità di chi, proclamandosi mentore di una causa, la fa affondare sotto i suoi piedi per meglio ergersi dinanzi alla folla, alla ricerca dell'applauso. Da leggere con attenzione, quindi, poiché è un libro prezioso. Claudio Vercelli
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