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Anno edizione: 2016
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Non riesco proprio a capire chi parla della scrittura di K. O. Knausgard come qualcosa di lento, noioso, prolisso, poco interessante, poco incline ai sentimenti. Niente di tutto ciò. Knausgard scrive smplicemente sulla "vita", e qui la racconta attravrso gli occhi di un bambino-preadolescente, suscitando un vero sentimento di empatia.
Recensioni
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‘’Quella famiglia ordinaria sotto tutti i punti di vista, dove i genitori erano giovani come lo erano tutti i genitori di quel periodo, e il numero di figli era pari a due, cosi’ come era consuetudine all’epoca averne due, si era trasferita da Oslo’’.. p.12
Quando la sua famiglia si trasferisce sull’isola di Trømoya, il giovane Karl Ove conosce un nuovo mondo, fatto dei luoghi sull’isola, dei bambini che vi abitano, del rapporto con suo fratello piu’ grande e con i suoi genitori e nonni. Un’infanzia di tanti bambini nella Norvegia degli anni settanta, ma descritta nel profondo di ogni sensazione, che riesce a trasportarci nel mondo di bambino dell’autore.
‘’Quelle sere furono tra le più felici della mia vita. E’ strano perché in esse non c’era nulla di insolito, facevamo quello che facevano tutti i bambini, giocavamo,ascoltavamo musica, parlavamo delle cose che ci interessavano. Ma mi piaceva l’odore di quella casa, mi piaceva stare li’..’’ p.329
Le difficoltà nei rapporti con i suoi coetanei, le scoperte dei sentimenti, le bravate da ragazzi, fino al sofferto rapporto con il padre, una figura problematica e irascibile, a tratti violenta, che riesce a rabbuiare un’infanzia caratterizzata dall’assenza di eventi di rilievo nella quale le giornate scorrono molto simili tra loro.
‘’Vivo, ho figli miei, e in fondo con loro ho semplicemente cercato di realizzare un’unica cosa, e cioè che non devono avere paura del proprio padre. E non ce l’hanno. Lo so.’’ P.293
Karl Ove Knausgård parla di sé. E lo fa con una strabiliante sincerità, con una mirabile padronanza del linguaggio e con una particolare sensibilità nel descrivere le sensazioni che si provano, dall’emozione di lui bambino alla paura di fronte alle imprevedibili reazioni del padre. Ed e’ proprio questa figura negativa che crea suspance nella trama, che vede un susseguirsi di giornate simili dove l’assenza di interesse suscitato dagli eventi e’ tuttavia compensato dalla scrittura magistrale dell’autore.
Recensione di Arianna Minoretti
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