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L'isola che canta
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L'isola che canta - Un Ko - copertina
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isola che canta

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2009
1 ottobre 2009
128 p., ill.
9788878485372

Valutazioni e recensioni

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alida airaghi
Recensioni: 4/5

Davanti alla poesia orientale, alla sua serena compostezza e levità, al suo respiro di accordo cosmico con l'esistente, ci chiediamo cosa riesca a mantenerla tanto leggera e consolante, e insieme profondamente meditativa, rispetto per esempio ad altre arti: il cinema, la narrativa giapponese, cinese e coreana sono molto spesso angoscianti, in tensione, addirittura allucinati. Invece la poesia rimane classica e religiosamente consapevole di sé, come gli acquerelli antichi: essenziali, limpidi. Il poeta coreano Ko Un (1933) ha avuto un'esistenza tormentata e inquieta, intessuta di miseria e lutti, alcol e tentativi di suicidio, arresti, prigione e cariche politiche: ma ha raggiunto una fama internazionale pubblicando più di trenta volumi di versi, e venendo candidato al Nobel per tre volte. L'antologia qui proposta, curata da Vincenza D'Urso e introdotta da Paolo Leoncini, offre al lettore versi scritti nell'arco di dieci anni, tra il 1992 e il 2002, illuminati da una luce interiore che riesce a fondersi sempre con l'immobilità del paesaggio naturale (sole, luna, stelle, neve, fiumi e laghi descritti nel loro puro apparire) e con l'accettazione tranquilla degli eventi umani nel loro accadere immodificabile. Il poeta prescinde dalla sua individualità, diventa voce di tutti, interprete di una verità universale accettata con umile e consapevole equilibrio. Il suo linguaggio è talmente semplice e quotidiano da rasentare la banalità: non offre risposte o soluzioni, non indica vie da percorrere. Suggerisce appena, sospeso tra musicalità e silenzio: "Io sono andato e ancora andato,/ affascinato dalla non-azione dell'andare"; "Oltre il mare, nella terra a oriente,/ il mondo diventa onde, voce di onde"; "Con la mente vuota/ guardo l'acqua./ Non so se sia o no acqua,/ ma guardo l'acqua"; "Quando, senza motivo, ho una giornata triste/ apro una cartina geografica del mondo./ La tristezza ha bisogno del mondo"; "Esistono luoghi lontani./ Esistono luoghi vicini".

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Diana Battaggia
Recensioni: 5/5

Il poeta sudcoreano Ko Un, candidato al Premio Nobel nel 2002, nel 2004 e finalista nel 2005, tradotto in italiano da Vincenza D'Urso, in un'antologia che riprende testi dal 1992 al 2002. "... rifiuto le mode recenti tendenti a interpretare una poesia considerandola un testo. Nessuna poesia può rimanere su una scrivania o su uno schermo di Internet. Le poesie non esistono in antologie materiali. L'universo, lo spazio, l'immensità del tempo sono il loro palcoscenico più consono. [...] (Ko Un) La poesia scende scende scende e improvvisamente diventa vasta. Si deposita sul foglio come una caduta precisa di neve. Semplice, chiarissima, limpida, abbagliante. E al lettore è dato camminare, con lentezza, con respiro, accogliendo l'oriente, la luce nel vuoto. Ko Un non è astratto: prende la parola e la impegna con un gesto terrestre, così come le riproduzioni nere delle sue pennellate: creature sul foglio: creature cantanti. (dalle impressioni di lettura di Annamaria Farabbi)

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Un Ko

1933, Kunsan

Poeta, candidato al premio Nobel per la Letteratura ogni anno a partire dal 2002, Ko Un è una delle figure più importanti della letteratura coreana contemporanea.Cresciuto durante gli anni più bui dell'occupazione coloniale giapponese, dopo una lunga parentesi trascorsa come monaco buddista, si spoglia degli abiti religiosi per assumere negli anni Settanta la guida della dissidenza sudcoreana contro la dittatura militare, che gli costa spesso lunghi periodi di prigionia. Grande è anche il suo impegno verso la riunificazione nazionale, e nel 2000 fa parte della delegazione ufficiale sudcoreana per il primo storico incontro al vertice a Pyongyang tra i leader delle due Coree.In oltre quarant'anni di attività ha pubblicato più di 120 volumi tra raccolte...

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