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Un libro ispirato e d'ispirazione che raccoglie riflessioni profonde sui temi più importanti della vita di chiunque, non solo dei ragazzi chiamati ad affrontare un rito di passaggio. Una lettera a cuore aperto, sincera, personale, eppure universale, scritta con l'intenzione di essere un incoraggiamento, o una carezza.
«Il 15 giugno di tre anni fa, in una piazza del Campo affollatissima, da un palco lessi il mio discorso d'augurio ai neolaureati dell'Università di Siena, in qualità di ex studentessa dell'ateneo. Quando nel 1996 ero partita con mio padre per immatricolarmi, e in macchina avevamo cantato insieme Lucio Dalla, mai avrei immaginato che sarei tornata lì, anni dopo, per raccontare la mia storia a migliaia di ragazzi sulla soglia del futuro». In quell'occasione Rosella Postorino ha detto loro quale privilegio fosse stato per lei la possibilità di studiare, e di permettersi di sognare di fare la scrittrice. Li ha pregati di rifuggire dalla semplificazione, di provare a indossare i panni degli altri, di sentirsi sempre in difetto di conoscenza, ma soprattutto di non aver paura di inseguire i propri talenti. Quasi tre anni dopo, quel discorso si amplia, si arricchisce: idealmente si rivolge di nuovo a quei ragazzi, e in modo indiretto agli adulti che vivono accanto a loro. Parla di fragilità e di forza, della ricerca maldestra della felicità, e anche dell'amore. Delle domande cui, forse, non c'è risposta. Ma che non dovremmo mai smettere di farci.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo libro me lo ha regalo mia sorella per la laurea, ed è stato un regalo davvero azzeccato. Il discorso tenuto dall'autrice è molto bello e mi ha fatto pensare, e le pagine successive riguardano sempre pensieri sul futuro e su come il nostro presente sia cambiato. Ogni tanto, però, facevo fatica a seguire tutti i pensieri che passavano da un argomento all'altro.
Queste pagine sono proiettate al futuro perché oggi sono destinate a “tutti coloro che i propri riti di passaggio devono ancora attraversarli”. L’ autrice mi pare molto sincera nel raccontare il proprio percorso di studi e di vita, ma talvolta eccessivamente ripetitiva. Apprezzo la volontà di non edulcorare nulla, di non nascondere la fatica necessaria a raggiungere dei risultati, la fatica di crescere. Condivido le raccomandazioni a non svilirsi e ad ascoltarsi di più. Queste pagine sono preziose perché trasmettono la fiducia nell’ istruzione come strumento d’ evoluzione, nella cultura come strumento di libertà, nei libri come compagni di vita. L’ ammissione che il diritto all’ istruzione non sia universale richiama tutti ad operare affinché lo diventi, a coltivare lo studio in quanto necessario a migliorare sé stessi e il mondo. “Se il mondo non ci sta bene e vogliamo modificarlo, dobbiamo conoscerlo.” Scrive giustamente la Postorino: “Conoscere significa per me avere il coraggio di affacciarsi alla complessità e provare a decifrarla, a maneggiarla nel tentativo di comprenderla. Significa attrezzarsi ad affrontare le contraddizioni, le ambivalenze, le difficoltà di convivenza tra i popoli, che è complicata perché complicati sono gli esseri umani…” Nella società odierna tutto sembra volto alla rapidità ed alla semplificazione a scapito della profondità, il che è indice di un diffuso atteggiamento superficiale tanto più pericoloso se applicato alle relazioni umane. Ad esse è collegato l’ appello più accorato al quale mi associo: “ Coltivate dubbi. Sentitevi in difetto di conoscenza. Non perdete la curiosità che di solito accompagna la giovinezza, non trascurate la voglia di esplorare, di approfondire, di capire anche ciò che vi sembra incomprensibile. Non vergognatevi di volere sapere […] Abbiate come fine ultimo, sempre, le persone.”
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