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Beh, che dire? Il fatto di non aspettarmi il seguito di "Le anime grigie" probabilmente mi ha aiutato ad interpretare questo libercolo per quello che è: il ritratto di un preciso istante della vita in cui chiunque di noi può imbattersi e nel quale ad un momento di profondo disgusto e scoramento segue una nuova e speranzosa rinascita. Di fatto rimane una piacevole lettura. Lo stile di Claudel mi affascina sempre.
Idea originale ma non ho trovato nessuno scavo impietoso dell'animo umano nè altrettanta delicata speranza, che debba rlleggerlo? Si ma non adesso, e neppure domani....
Recensioni
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Di professione "psicologo", o meglio "iena", come lui stesso preferisce chiamarsi, l'anonimo protagonista del romanzo è un inetto disgustato dalla vita, propria e altrui. Nell'ospedale in cui lavora, condivide con il prototipo del macho intollerante un duplice compito ingrato: comunicare ai familiari delle vittime di incidenti la morte dei loro cari e, nel momento di maggiore fragilità, strappar loro subdolamente l'autorizzazione per la donazione degli organi. A casa ad attenderlo ha solo una figlia di ventun mesi e una ragazza del tutto inaffidabile, sbadata, con modi e lingua da scaricatore di porto che le fa inspiegabilmente da babysitter. La crisi esistenziale ed emotiva covata dalla morte della moglie esplode alla vista di un poster osceno che tappezza la metropolitana parigina, ossia, per nostra sfortuna, nelle prime pagine del libro. La storia, scritta in forma di monologo, si presenta come l'ininterrotto piagnisteo del protagonista, il quale mostra insofferenza per certi atteggiamenti della nostra quotidianità, come il conformismo della trasgressione, il culto della propria immagine e il gusto per il particolare macabro. Critiche senza dubbio condivisibili, quelle della voce narrante, che tuttavia possono suonare moleste alle orecchie del lettore contemporaneo che disprezzi o semplicemente diffidi del tono eccessivamente compiaciuto e moralista. Lo spirito catastrofista che pervade tutto il romanzo svanisce come una bolla di sapone alla fine, dove nel corso di una zuffa si ha il riscatto dell'eroe, motivo di conforto e speranza per il pubblico poco esigente. Lettura sicuramente facile e a tratti piacevole, quest'opera di Claudel ha un solo (e vistoso) difetto: l'ostentazione dei buoni sentimenti deprecati in una celebre frase da Gide. Ne risulta l'impressione sgradevole del romanzo a tesi.
Luigia Pattano
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