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Io che sono uno solo. Giudicare il male dopo Eichmann - Daniela Belliti - copertina
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Io che sono uno solo. Giudicare il male dopo Eichmann
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Io che sono uno solo. Giudicare il male dopo Eichmann - Daniela Belliti - copertina

Descrizione


Il concetto di banalità del male fu coniato da Hannah Arendt nell'occasione del processo Eichmann a Gerusalemme. A lei, che assistette al processo in qualità di inviata del "New Yorker", l'ex gerarca nazista parve un individuo privo di pensiero e incapace di giudizio, l'opposto del mostro espressione del male radicale. Iniziò da lì una ricerca sui rapporti tra morale e pensiero, che alimenta tutt'oggi il dibattito filosofico e politico sul male. Questo libro ripercorre la genesi del concetto di banalità del male nel pensiero di Hannah Arendt, dall'analisi storico-politica del fenomeno totalitario fino alla discussione filosofica che approderà alla teoria del giudizio politico, per poi tentare di darne una rielaborazione critica nel confronto con le diverse fenomenologie del male contemporaneo. Sotto questa lente di filosofia morale e politica vengono passati in rassegna i conflitti identitari del mondo globale; le sfide ambientali causate dal modello occidentale di sviluppo; i problemi della biopolitica; la questione morale esplosa nella nostra società.
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Dettagli

2012
1 febbraio 2012
304 p.
9788846732033

Voce della critica

Tra le minacce più gravi che incombono sul nostro mondo c'è la crisi del giudizio, il suo ritrarsi di fronte al male, e il connesso riemergere dell'essere totalitario denunciato da Hannah Arendt. Sue caratteristiche erano e sono la mancanza di pensiero e l'incapacità di giudizio. Come a dire che le intere fondamenta della civiltà occidentale, costruite lungo secoli di lotte e conquiste, stanno crollando sotto il peso di una trasformazione radicale che la globalizzazione e la tecnicizzazione stanno producendo da anni nelle mentalità collettive. Si tende ormai a confondere ciò che è umano, e quindi perfettibile ed emendabile, con ciò che è naturale, dunque necessario e ineluttabile. Ma il crollo delle borse e la crisi mondiale dei mercati finanziari, gli incidenti nucleari, le carestie o la corruzione dilagante non sono fenomeni di fronte ai quali possiamo dichiarare la nostra impotenza né mostrare indifferenza e rassegnazione. Secondo Daniela Belliti stiamo vivendo uno di quei momenti nella storia dell'umanità in cui si richiede una riflessione alta per evitare una deriva morale senza fine. Solitamente in questi casi è il relativismo l'imputato principale, accusato di occultare il nichilismo. Belliti non è di questo parere, perché il riconoscimento della pluralità della condizione umana non conduce di per sé al livellamento dei giudizi, all'indifferenza e all'insensibilità morale. Eppure occorre ripartire dalle aporie insite nella categoria di "banalità del male", che tanto ha contribuito a ripensare i limiti della ragione illuministica e di una modernità occidentale lasciata a sé come un progetto che poteva autoalimentarsi senza più esercizio di critica filosofica e antropologica. Questo libro è una coraggiosa risposta allo smarrimento contemporaneo. Danilo Breschi

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