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Un compendio esegetico dei libri neotestamentari. Analisi accurate portate alla luce da varie ricerche. Tradizione evangelica e problema delle fonti in un testo dinamico per studiosi attenti ai dettagli. L’esegesi (dal greco ex-ago, “tirare-fuori”, estrarre il significato, “interpretare”), intesa come metodo storico-critico, presume la genesi e l’evoluzione storica dei testi biblici. Di conseguenza, per comprendere pienamente uno scritto, occorre conoscerne la preistoria (l’ambiente in cui è nato), il genere letterario (se è una cronaca, un racconto didattico, una poesia, ecc.) e l’opera di elaborazione di quelli che hanno raccolto e messo per iscritto le fonti orali o le bozze precedenti. Di questo in primis, relativamente ai libri neotestamentari, Franzo Migliore, che, oltre ad aver curato alcuni volumi di patristica per Città Nuova Editrice, collabora con la cattedra di Storia del cristianesimo dell’Università di Catania, si è occupato durante la stesura del suo elaborato. Il Nuovo Testamento. Per quelli che non conoscono i testi sacri, e per quelli che ne ammettono la conoscenza approssimativa, chiariamo innanzitutto cos’è esattamente il Nuovo Testamento. Dalla Premessa leggiamo che: «Il Nuovo Testamento è la raccolta di quei libri che, a partire dal II secolo, la nascente chiesa cristiana riconobbe come sacri ed ispirati e che furono in tal modo designati per distinguerli dai libri del Vecchio Testamento che essa aveva ricevuto in eredità dalla tradizione ebraica. Il termine italiano “testamento” traduce il sostantivo testamentum della Volgata di Gerolamo, nella quale con tale termine è stato tradotto l’ebraico berit (patto stipulato tra privati o tra nazioni)». È immediata l’intenzione di stimolare il lettore verso lo studio anche personale di un testo che la maggior parte degli individui notoriamente possiede... - Maria Gulino -
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