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"Da molto tempo...la ricerca teologica di Pierangelo Sequeri è impegnata nel tentativo di recuperare un 'pensare Dio' in cui la sensibilità per il senso assuma il ruolo-guida, diventando intelligenza dell'esperienza, intuizione della giustizia, percezione di una presenza": così scrive nella sua introduzione a questa stimolante intervista Isabella Guanzini, che con estrema, intelligente umiltà e altrettanto attenta e partecipe curiosità invita Pierangelo Sequeri a esprimersi sui temi e gli interrogativi fondamentali che agitano le più percettive coscienze cattoliche dell'oggi. E il teologo-filosofo-musicologo milanese risponde con schiettezza e profondità, come si conviene a una tra le voci più autorevoli e sincere della Chiesa, senza paludarsi dietro a diplomazie e sotterfugi troppo spesso praticati da altri influenti religiosi. Il suo è un richiamo vigoroso a rifiutare "il mediocre modello cristiano-borghese, che predica il cristianesimo come mortificazione della vita del desiderio, e lo pratica come legittimazione del proprio status politico-mondano": a uscire da un'interiorità che diventa facile alibi per i nostri egoismi ("Siamo diventati codardi con gli assoluti", "L'habitat di Dio è la storia, non la parrocchia"); a lasciarsi coinvolgere dal lavoro della mente e dalle passioni dello spirito. La critica ai devozionismi, alle superstizioni, ai narcisismi, ai passatismi codardi dell'attuale pratica religiosa è impietosa e ardita: così come quella alle mode new age di rispolverati misticismi, alle disinvolture filosofiche che fanno l'occhiolino alla psicanalisi, alla sociologia, a politicismi tattici. Ribadisce il suo forte no a qualsiasi fede zuccherosa e stucchevole, fatta di routine e di gossip mediatici. Ma si spinge con coraggiosa originalità anche sul terreno più specificamente teologico del dibattito sul male, contestando acutamente la sospetta arrendevolezza con cui si accolgono scriteriatamente le tesi sulla teodicea.
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