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Intellettuali e potere nel mondo greco e romano - Carlo Franco - copertina
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Descrizione


L'incontro tra intellettuali e potere è al centro della riflessione occidentale da quando Platone ne sperimentò i rischi, nella Siracusa di Dionigi il Vecchio; ancor oggi tale rapporto risulta problematico, dopo l'esperienza dei totalitarismi e dei loro "collaboratori" culturali. Il testo ripercorre la storia degli intellettuali del mondo greco-romano, da Omero ad Agostino, che "pensarono" il potere o posero la propria sapienza al suo servizio, per guidarlo o legittimarlo, ed evidenzia come spesso la prossimità ai potenti comportasse crisi, compromessi, lacerazioni mortali, di cui è ben rappresentativo il caso di Seneca.
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Dettagli

2006
27 luglio 2006
142 p., Brossura
9788843039005
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Indice

Premessa1. Il mondo arcaico/Prologo omerico/Sapienti e realtà politica/Tirannidi e 'politica culturale'/Voci sul potere/Per riassumere…2. I sapienti e la città/Le regole della polis/ Teatro e potere ad Atene/Politica e intellettuali/ Per riassumere…3. Filosofia e politica/Da Socrate a Platone/ Platone/Altri percorsi/L'eredità platonica/Per riassumere…4. Sulle orme di Alessandro/Grandi virtù, grandi vizi/L'esperienza ellenistica/Il pensiero e il potere/Per riassumere…5. La repubblica romana/Una lenta formazione/Umanesimo e imperialismo/La crisi della repubblica/Per riassumere…6. Tra due crisi: da Ottaviano a Nerone/Il nuovo ordine/Voci di letterati/L'assetto imperiale/Per riassumere…7. L'impero/Al servizio del potere/Le crisi/ Notabili tra Grecia e Roma/Gli imperatori filosofi/Per riassumere…/ Epilogo. Cristianesimo e potere imperiale/ Bibliografia.

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Anonimo
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Un buon volume, che percorre diacronicamente lo sviluppo del rapporto tra intellettuali (in senso lato: poeti, storici, retori, filosofi ma anche tecnici come ingegneri, medici, giuristi) e potere nel mondo greco e romano. I punti di forza sono molti e molti sono gli spunti forniti. La tesi di fondo è che il rapporto tra intellettuali e potere è sempre esistito, anche in forme e contesti del tutto diversi. L'interpretazione di Franco è talvolta innovativa, o per lo meno inconsueta. In particolare ho trovato illuminanti le considerazioni sul teatro di Aristofane (che non era un teatro di "antipotere" ma un teatro in cui Aristofane si fa portavoce del pubblico e non necessariamente ne condivide le idee) e sulla filosofia ellenistica, in particolare epicurea: Franco smonta il mito di una filosofia esclusivamente intimistica e mette in luce i rapporti politici che anche gli epicurei avevano col potere, contraddicendo, in parte, quanto predicavano (cfr. ad es. il caso di Epicuro che, nonostante rifiutasse di ricoprire cariche pubbliche, era in rapporto con Lisimaco). Interessante anche la parte sugli "imperatori filosofi", Marco Aurelio e Giuliano. L'unica nota dolente, a mio avviso, riguarda il primo capitolo. Qui, con una scrittura un po' contorta, Franco sostiene che se l'aedo poteva avere un ruolo politico, al contrario il suo canto poteva avere solo 2 funzioni: 1) ludica 2) formativa. Secondo Franco dunque il canto dell'aedo non poteva avere una terza funzione, quella politica e propagandistica, cosa sulla quale non abbiamo certezze (mancano le fonti) ma che pare sinceramente improbabile.

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Voce della critica

Il tema del rapporto tra intellettuali e potere – diceva Norberto Bobbio – è antico e perenne perché tocca un problema centrale non solo della filosofia, quello fra teoria e prassi. E problematica e variegata negli esiti tale relazione fu anche nel mondo antico, come ben documenta questo libro, che ripensa alla questione con la convinzione che "la forza persistente dei classici sta nella loro esemplarità e disponibilità a essere ripensati con nuove domande". Viene ripercorso tutto l'arco dell'antichità greca e romana, dai cantori della Grecia arcaica agli ultimi intellettuali pagani del tardo impero, con attenzione speciale all'esperienza platonica, senza trascurare neppure i tecnici, medici e giuristi in particolare. Né si limita a illustrare, con scrittura nitida e non priva di arguzia, una vasta galleria di figure e opere; mette infatti costantemente a fuoco le questioni cruciali dei diversi contesti ed epoche, le principali riflessioni teoriche e le loro ricadute pratiche, sempre inevitabilmente condizionate da chi il potere lo detiene davvero. La parte sull'impero offre alcune delle analisi più interessanti: tra l'adulazione sfacciata e l'opposizione sterile, Franco illumina la scelta intermedia fatta di tante gradazioni, quella della collaborazione leale con il principe nell'interesse dello stato (esemplare il caso di Agricola), senza però che questa scelta esima da perplessità e inquietudini; Tacito, ad esempio, era cosciente che aver assistito in silenzio alle condanne ingiuste degli oppositori era già una forma di complicità. Indubbiamente, uno dei meriti del volume sta nel mettere in risalto l'inevitabilità, oltre che la problematicità, "del rapporto tra la mente che pensa e la mente che governa".
  Dino Piovan

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