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un romanzo "sinottico" Una persona che non ha mai letto romanzi di spionaggio recensisce un romanzo di spionaggio scritto da una persona che non ne ha mai scritti prima (anche se ne è un assiduo lettore). Può sembrare una situazione paradossale; ma può anche offrire spunti di verità. Ho letto il romanzo non perché interessato al genere letterario, ma perché interessato alla situazione triestina di cui parlava - situazione di cui sapevo qualcosa grazie a lavori di inchiesta in cui mi aveva coinvolto proprio l'autore del romanzo (non inchieste spionistico-poliziesche, ma politico-sociali!). La caratteristica che mi ha colpito è lo svolgersi parallelo del romanzo e della realtà. Da quel che so, i romanzi di spionaggio si riferiscono spesso a realtà storiche passate (la seconda guerra mondiale, la guerra fredda) - questo invece si svolge parallelamente a una realtà in atto, seguendola per così dire "in tempo reale". Non a caso "sinottico" è una parola-chiave del romanzo: non solo perché è il soprannome del suo protagonista, ma perché "sinottica" è la struttura del romanzo stesso (il che contribuisce a renderne avvincente la lettura). Proprio per questo il romanzo è, per così dire, incompiuto, producendo un senso di attesa della "prossima puntata"; la quale non dipende dall'autore, ma dagli sviluppi della realtà... Quindi non gli auguriamo (come si fa ritualmente) di diventare un affermato scrittore professionista di spionaggio, ma speriamo che la realtà lo metta in grado di scrivere una nuova puntata - altrimenti dovrà cambiare ancora una volta mestiere (cosa a cui peraltro è abituato...). Vittorio Rieser Sociologo, si è sempre occupato di problemi del lavoro e del movimento sindacale
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