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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2023
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Al di là e oltre il puro valore dell'opera letteraria (il nome di Cortazar in copertina è sufficiente e bastante per giustificare l'acquisto di qualsiasi sua opera stampata) questa nuova edizione di SUR con le illustrazioni del maestro argentino Munoz è un oggetto editorialmente splendido. Ottima la qualità della copertina e il susseguirsi (ritmato e sincopato come il be-bop che percorre sotterranemaente tutto il testo) di parole e immagini. Stra-consislgiato a tutti gli amanti delle cose belle.
Un gran bel libro, questo racconto lungo, su Charlie Parker. Scritto con cuore e con classe, è bello anche come oggetto in sé, per la veste grafica estremamente curata, per l'impaginazione, per la scelta della carta sia per le singole pagine sia per la copertina. E, non ultimo, per gli stupendi 'disegni' di Munoz. La Sur ha fatto davvero un gran bel lavoro nella riedizione di questo 'classico'. Le parole di Cortàzar e le immagini Munoz volano assieme all'indimenticabile Bird.
Recensioni
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(…) L’inseguitore (…) non è soltanto un libro sul jazz. È anche un libro sull’impraticabilità della critica, sulla sua impossibilità, forse sulla sua inutilità. Bruno, l’io narrante, il critico, insegue un inevitabile fallimento, fallimento solo apparentemente più sottile, meno tragicamente concreto di quello che viene inseguito dal suo amico e opposto, il sassofonista Johnny Carter. La morte di Johnny, epilogo di una vita vissuta ai limiti, è presente fin dalla prima pagina, ineluttabile. Ma è il critico, pur riscuotendo alla fine il successo economico – scrivendo la biografia del sassofonista – a fallire. È proprio Johnny a rimarcarlo all’amico: “Il tuo libro è ottimo, Bruno. Ma ti sei dimenticato di metterci me”. È paradossalmente destinato al fallimento anche il tentativo di trovare Charlie Parker. Certo, il sassofonista di Kansas City è per lo scrittore argentino fonte d’ispirazione letteraria, ma, più ancora, costituisce un modello formale. Bird cesellava i suoi assolo seguendo, e stravolgendo allo stesso tempo, le strutture melodico- armoniche del blues, o degli standard. E quasi allo stesso modo Cortázar, profondo conoscitore della biografia di Bird, come se questa fosse uno standard, stravolge la sua struttura. In un gioco alternato di citazioni e variazioni, cambia leggermente i nomi di persona (…) e il campo dell’azione è spostato dalla New York del bebop a Parigi, città che Parker, nella sua unica visita, amò moltissimo. (…). Johnny Carter non è quindi Charlie Parker. In lui vediamo riflesse tante altre vite di artisti afroamericani. C’è Parker, certamente; ma c’è anche qualcosa di Bud Powell, o di Lucky Thompson o di Lester Young, forse anche di Charles Mingus.(…) Ma è possibile un’ulteriore interpretazione: Johnny è la rappresentazione di una forza interna all’autore, della spinta vitale, forse dell’ombra, nel senso inteso da Jung. Bruno e Johnny sono due energie in conflitto, e al contempo indispensabili l’una all’altra, nella mente dell’autore. La vita e l’arte, l’apollineo e il dionisiaco, la persona e l’ombra.
Recensione di Simone Garino
Parigi, anni Cinquanta. Johnny Carter – alter ego narrativo di Charlie Parker – vive con la compagna Dédée in una camera al quarto piano di un albergo fatiscente in rue Lagrange, nel Quartiere Latino. La sua fama come sassofonista be-bop sta facendo il giro del mondo, ma lui consuma tutto in droga e alcol.
Tra un’esibizione e l’altra, il critico musicale Bruno – autore di una fortunata biografia di Johnny – interviene regolarmente per tirarlo fuori dai guai. Nelle notti insonni consumate a Saint-Germain-des-Prés, Bruno gli fa da balia e compagno di avventure: sotto la pioggia lungo la Senna, nel salotto della ricchissima marchesa Tica, al Café de Flore con gli altri artisti.
Sono notti fumose, fatte di esibizioni memorabili e divagazioni allucinate, di rabbie improvvise e gesti disperati: sono notti sempre salvate dalla musica.
Bruno conserva ogni dettaglio impresso nella mente, perché non si sa mai cosa potrebbe finire nella nuova edizione del suo libro.
Anche se, in fondo, «nessuno sa nulla di nessuno: ogni biografia lo dà per scontato e va avanti».
Recensione di Laura Timoteo
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