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Fu un teologo protestante, il danese Friedrich Münter, a pubblicare, nel 1796, la prima ricostruzione storica "metodologicamente moderna" dell'istituzione inquisitoriale in Sicilia. Il saggio ebbe notevole fortuna, con traduzioni in Francia e Spagna, grazie all'intensa comunicazione intellettuale degli ambienti massonici. Lo scritto di Münter, con vivace spirito critico, disegnava il profilo e il bilancio di un organismo che apparteneva ormai al passato: progressivamente indebolito a partire dagli anni quaranta, anche grazie alle iniziative illuminate del vicerè Domenico Caracciolo, il Santo Uffizio fu infatti soppresso nel 1782, restituendo ai vescovi "il libero esercizio della giurisdizione nelle cause di fede". A questo, che potremmo chiamare l'antefatto, è dedicata la parte introduttiva del volume di Sciuti Russi. Spazio più ampio è invece occupato da uno studio sull'ultima fase dell'Inquisizione spagnola, culminata anch'essa con il decreto abolitivo del 1813 sotto la spinta dell'occupazione napoleonica e poi della soluzione costituzionale. Ma l'interesse del saggio sta proprio nello stretto rapporto fra l'esperienza siciliana, che funge da prova generale, e l'esperienza iberica, che da quel precedente è sollecitata. Impariamo a conoscere, allora, la propaganda francese e le risposte dottrinali spagnole, le audaci proposte degli ilustrados, le chiusure ecclesiastiche, i tentativi di mediazione, i progetti ministeriali; in un labirintico processo che coinvolge anche la cultura e i Caprichos di Goya. L'autore riesce a tenere in mano tutte le fila di questo multiplo discorso, analizzandole in profondità: ne risulta una fotografia di alcuni episodi essenziali per intendere la transizione fra Antico Regime e liberalismo moderno.
Rinaldo Rinaldi
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