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¿E cosa fa che rimanga nella mente quello che ti hanno raccontato? Non, a volte, quello che ti raccontano. Per caso, o no, si construice un'altra storia..forse il processo mentale che qualche volta molte persone hanno avuto in testa. La solitudine colpevole de Michele si fa credibile grazie allo specchio che Hiroshi mette davanti a lui. O come dice Sanvitale, al di là della nostra volontà, si mette poco a poco, come è nata la sua storia. Come è nato questo romanzo, già corale nella forma, nella maniera che è stato scritto, nel profumo che lascia la sua lettura, la impronta di chi si trova piu cercana alla verità. Come molte volte, racconta cose impossibile ma che sembrano verosimile, come molte vite, come questo romanzo nel che ristaurando la mente di Michele, da delle indagini ai lettori per vedere un po più.
meno male cheil libro era in prestito. illeggibile. la trama potrebbe anche andare ma non decolla mai. lo stile lascia molto ma molto a desiderare. insomma un testo da evitare. che senso ha poi definire l'autrice come una scrittrice nata a milano ma che da molti anni vive a roma....e allora ...mica è un titolo di vanto o rappresenta un tassello del proprio cursus honorum.
Non ci si può fidare più neppure del Premio Viareggio: cosa ci sarà da premiare in questo disordinato guazzabuglio? Certo il linguaggio é meno sciatto che ne "La solitudine dei numeri primi", ma è inutilmente ricercato perchè il testo ha ben poco da dire e per di più lo dice male: un'altra bieca operazione commerciale a spese degli incolpevoli lettori. Anche in questo caso se vi viene voglia di leggerlo per costatare se ho ragione prendetelo in biblioteca e prendetevi qualcos'altro per consolarvi, anche andando a caso vedrete che la seconda è la scelta migliore.
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