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Parlare di scienza e di fisica potrebbe essere noioso come certi interminabili pomeriggi passati a giocare a carte nei giorni di pioggia. Se poi pensiamo di trovare la bellezza o aspetti addirittura poetici nella scienza e nella fisica , la cosa può sembrare addirittura delirante e portare a risate isteriche e convulsioni. Ebbene ... non è così ! Amanti del bello, della poesia, delle curiosità finalmente un libro che non solo fa sintesi, ma fa sincretismo tra discipline tra loro inconciliabili, con uno stile veloce, rapido, curioso e moderno. Capitoli su argomenti vari di scienza e di fisica in cui dai poeti si passa a fatti storici, scienziati, curiosità, partite a tennis tavolo e altro ancora. Un libro utile e non solo divertente. Consigliabile anche a quei ragazzi che a scuola studiano la fisica e la scienza, per consentirgli di trovare ponti e analogie e anche, magari solo, per capirne un po' di più in modo divertente. Una lettura consigliatissima e direi anche fondamentale.
Quella di Marco Malvaldi di scrivere di saggistica (scientifica) dopo che si è fatto un nome con la narrativa potrebbe non essere stata una pessima idea. Sicuramente questo suo testo è davvero piacevole, anche se non ha nulla a che fare né con il titolo né con il sottotitolo. I capitoli del libro cominciano tutti con una poesia, e nel seguito Malvaldi cerca di mostrare come i poeti riescano a racchiudere in poche parole quello che gli scienziati sono poi riusciti a mettere nero su bianco con tanta fatica. Un bieco materialista come me non è restato certo convinto, ma quella non è la parte più importante; in fin dei conti il libro è scorrevole e permette di conoscere cose che non si insegnano certo a scuola. Il mio unico appunto è che avrebbe potuto evitare il turpiloquio presente abbastanza spesso: d'accordo la contaminazione tra generi, ma continuo a pensare che espressioni che possono essere accettabili in un romanzo siano fuori posto in un testo come questo.
Marco Malvaldi c'è ricascato: ricordandosi della sua laurea in chimica e del suo passato di ricercatore universitario, si è voluto ancora cimentare - dopo le prove invero a mio parere non proprio brillanti di "La regola del gioco" e di "Capra e cavoli" - con una un'altra dottissima dissertazione sulle leggi della fisica e della chimica, che hanno lasciato nel più vivo sconcerto coloro (forse i più) che non sono riusciti a capire tutto. Non solo: forse memore degli studi classici ha arricchito il suo volumetto con la citazione (una all'inizio di ciascun capitolo) di una poesia. L'autrice preferita è una polacca dal nome impronunciabile insignita con il Premio Nobel. Del tutto negativo il commento? No, ci sono alcuni spunti piacevoli, come la storia dello studente che doveva misurare con un barometro l'altezza di un grattacielo. Troppo poco per meritare una lettura!
Recensioni
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Marco Malvaldi accantona temporaneamente la sua serie di libri gialli e rispolvera il proprio passato da ex ricercatore di chimica all’Università di Pisa per proporsi come un irriverente professore capace di far riflettere e sorridere.
“L’atteggiamento di chi dice che la poesia e la fisica sono due cose diverse non è molto lontano da quello di chi userebbe due pentole diverse per bollire l’acqua dei fusilli e quella dei maccheroni”
Nel 1964 un bastimento carico di cinquemila pecore scozzesi affondò sciaguratamente nei pressi del Golfo di Aden. Oltre al dolore per la perdita dei preziosi ovini, si dovette affrontare un pericolo assai più grave, ossia il rischio di contaminazione, per colpa delle carcasse putrescenti, delle desalinizzate acque potabili del Kuwait, costringendo la popolazione locale alla sete. Un ingegnere danese si occupò della risoluzione del problema, ideando un metodo per riportare a galla il vascello in tempi brevi e limitare i danni dell’inquinamento. Propose di rovesciare una quantità esorbitante di palle di polistirolo all’interno del relitto per riportarlo a galla. Sorprendentemente il sistema ebbe successo e, forte della prospettiva di ricavarci un guadagno, l’ingegnere decise di tutelare la sua invenzione. Tuttavia all’ufficio brevetti ebbe una sgradita sorpresa. Ben dieci anni prima della sua intuizione, vi era stato qualcun altro ad apporre il sigillo di paternità su quel sistema tanto desueto: Qui, Quo e Qua, i tre odiosi nipoti di Paperino, in un albo della fortunata serie, vaticinavano l’ingegnosa soluzione ingegneristica, negando al danese la soddisfazione, morale ed economica, della propria impresa.
La penna di Malvaldi, come si evince da questo episodio, è capace di digressioni al limite del comico, dei pretesti surreali che l’autore, prendendo in prestito fatti realmente accaduti e interpretandoli alla luce delle proprie competenze scientifiche, riesce a sfruttare per delineare l’assunto su cui si regge l’intero testo: metodo scientifico e fantasia letteraria non sono binari che corrono paralleli, poiché essi in realtà, sin dall’antichità, sono state fonti di ispirazione per la descrizione dei fondamenti della Natura. La storia del progresso umano è infatti influenzata da previsioni letterarie che presagivano l’avvento di tecnologie impensabili, suggestioni capaci di ispirare generazioni di scienziati. Il ragionamento razionale ha alla sua base un’ispirazione puramente emotiva, come la poesia, poiché la mente umana, non importa se debba interpretare le leggi dell’elettrodinamica o descrivere il profumo della donna amata, agisce, in origine, sempre per analogie. Una formula matematica descrive un’uguaglianza tra due parti di un’equazione allo stesso modo con cui Ungaretti attraverso il celeberrimo “M’illumino di immenso” fa corrispondere la breve frase – parole dell’autore – a “tutte le mattine di tutti i luoghi di tutti i tempi e le sensazioni di qualsiasi spettatore”.
Il testo è suddiviso in dieci capitoli, ciascuno dei quali - aperto da una poesia il cui contenuto sarà connesso con il tema principale - descrive un episodio di influenza reciproca tra finzione letteraria e scienza. Si inizia con Omero e si finisce con Gozzano e Borges, passando per il De Rerum Natura di Lucrezio - un eccezionale unicum nella storia del pensiero umano - un testo scritto in versi ad avere l’ardire di descrivere scienze naturali e filosofia, un poema enciclopedico in cui si evocano gli atomi e un mondo i cui cieli sono sgombri dagli dei.
Marco Malvaldi per l’occasione accantona temporaneamente i suoi gialli e rispolvera il proprio passato da ex ricercatore di chimica all’Università di Pisa per proporsi, in questo saggio, come un irriverente professore. Un libro in grado di stupire il lettore con aneddoti e citazioni capaci di strappare una risata ma anche di illustrare con leggerezza e immediatezza l’imprescindibile apporto della fantasia nell’indagine dei misteri della realtà.
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